MATERA - Dopo più di sei mesi di colpevoli inerzie e di ingiustificate lentezze, qualcosa si muove. Da ieri, malgrado una interruzione dovuta alla pioggia, tecnici di Acquedotto Lucano sono al lavoro per evitare lo scarico di liquami fognari nella gravina, nella zona sottostante il rione Casalnuovo.
La condotta, da anni un colabrodo, era stata ulteriormente danneggiata in più punti dall’alluvione del primo marzo e dalle frane provocate dall’eccezionale precipitazione piovosa e negli ultimi tempi la situazione si era aggravata. Migliaia di metri cubi di acque nere si sono riversati nel torrente Gravina, tra i Sassi e il Parco della Murgia, contribuendo ad appestare l’aria di miasmi che per tutta l’estate hanno angustiato turisti e residenti.
Il sindaco, Salvatore Adduce, informa anche di aver «sollecitato Al a risolvere i problemi riguardanti la captazione delle acque reflue affinché vengano inviate all’impianto di depurazione in contrada Pantano». Difficile prevedere però che questa operazione possa essere realizzata in tempi celeri, anche perché si tratta di mettere mano ad una rete antiquata, che ha più di 70 anni di vita e che potrebbe nascondere molte sorprese, non esclusi allacciamenti abusivi.
Il provvedimento che impegna da ieri Acquedotto Lucano era stato invece anticipato dall’assessore comunale all’Ambiente, Giuseppe Falcone, su Facebook, dopo la protesta levatasi proprio attraverso il social network per denunciare uno scempio tollerato da troppo tempo senza alcuna risposta della magistratura, delle forze dell’ordine e delle autorità preposte. Ma la notizia è stata ufficializzata soltanto ieri, a lavori iniziati, «per scaramanzia», ha spiegato Falcone nel web.
L’assessore aveva colto l’occasione per circoscrivere i problemi tecnici legati all’emergenza e difendere l’operato dell’Amministrazione comunale illustrando le misure adottate finora, ma senza risultato. «Nello scatolare a mezza costa che attraversa la gravina ricadono acque nere e acque bianche che arrivano da un tunnel che scende dalla zona di via D'Addozio. Nei mesi scorsi si è cercato di ispezionare il tunnel per avere un'idea più precisa della zona di riferimento per avviare l'attività di intercettazione degli scarichi e collegarli alla rete fognaria esistente. Purtroppo l'ispezione del tunnel si è mostrata più difficoltosa del previsto e neanche attraverso l'uso di robot è stato possibile risalire tutto il tunnel. A questo punto nell'ambito del tavolo tecnico-istituzionale che si occupa dei problemi di inquinamento dei torrenti Jesce e Gravina è stato deciso di accogliere la proposta di Acquedotto Lucano di intervenire con un primo lavoro di intercettazione della portata di magra del tunnel, cioè le acque nere in assenza di pioggia, e convogliarle all'impianto di sollevamento di Sant'Agostino e da lì al depuratore di contrada Pantano. Si tratta di un primo passo, ma i risultati attesi sono significativi. Il progetto è stato redatto dagli stessi tecnici di Al».