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Omicidio Scazzi Una lite aprì la pista-Misseri

Omicidio Scazzi Una lite aprì la pista-Misseri

 
Omicidio Scazzi Una lite aprì la pista-Misseri

Lunedì 22 Agosto 2011, 08:38

02 Febbraio 2016, 23:42

di MIMMO MAZZA 

TARANTO - Non fu Michele Misseri, ritrovando (tutt’altro che casualmente? La domanda è ancora senza una risposta certa) il cellulare di Sarah Scazzi il 29 settembre dell’anno scorso a indirizzare le indagini sulla sua famiglia. Sfogliando le carte contenute nei 12 faldoni che il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto Mariano Buccoliero hanno inviato al giudice per l’udienza preliminare Pompeo Carriere per chiedere il rinvio a giudizio dei 13 imputati - tra i quali c’è Michele Misseri, sua moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina - spunta infatti un interrogatorio risalente al 22 settembre, sette giorni prima del recupero del telefonino della 15enne di Avetrana e quasi un mese dopo la sua scomparsa (avvenuta il 26 agosto: venerdì prossimo l’anniversario), un interrogatorio che portò gli inquirenti ad accendere i riflettori (e ad avviare le intercettazioni telefoniche e ambientali) nei confronti dei componenti della famiglia Misseri. 

Sarah la sera del 25 agosto andò con sua cugina Sabrina e altri amici in una birreria di Avetrana. Nessun testimone fino al 22 settembre aveva raccontato al pm Mariano Buccoliero quello che invece mise a verbale Stefania De Luca, una ragazza di Avetrana che casualmente era seduta vicino al tavolo occupato da Sarah e la sua comitiva, che conosceva bene. «Ero seduta ad un tavolo vicino la porta di ingresso del locale. Dopo poco ricordo - disse la De Luca - che a bordo dell’auto di Mariangela Spagnoletti sono arrivate la stessa Mariangela, Sabrina Misseri e Sarah Scazzi. Sono entrate nel locale, ci siamo salutate e subito Sabrina ha pronunciato la seguente frase: “Questa volta è davvero finita”, riferendosi al rapporto che aveva con Ivano Russo. In particolare già da tempo Sabrina mi aveva parlato più volte del suo interesse nei confronti di Ivano, della sua infatuazione per lo stesso. La stessa mi diceva in diverse occasioni che i comportamenti di Ivano la lasciavano sperare in ordine ad un suo interessamento. Evidentemente durante la giornata del 25 agosto era accaduto qualcosa per cui aveva deciso di troncare questa situazione con Ivano. Dopo questo primo approccio, Sabrina e Mariangela sono entrate - proseguì la testimone - nel locale per prendere una bevanda mentre Sarah è rimasta vicina a me. Ho notato quindi che Sarah era molto turbata ed aveva gli occhi lucidi, tanto che le ho chiesto che cosa era accaduto. Sarah non rispose, stringendo le spalle e chinando la testa, all’osservazione se il suo umore fosse legato alla partenza del fratello, rispose affermativamente, aggiungendo che il fratello non sarebbe tornato presto ad Avetrana». 

La De Luca aggiunge dettagli che ad un anno di distanza, con Sabrina Misseri imputata di omicidio, si rivelano inquietanti. «Sabrina sgrida Sara: “Si vende, si vende, lo dice pure sua madre”. In quel momento - mette a verbale la testimone - Sarah è letteralmente sbiancata ed ha chinato la testa quasi piangendo, anzi ho notato che ha iniziato a piangere. Dopo l’incontro del 25 agosto, ho rivisto, sempre nella stessa birreria, Sabrina. Ho iniziato il discorso della scomparsa di Sarah ed ho chiesto se c’erano novità. Ricordo di aver detto a Sabrina: “Vuoi vedere che ha preso il treno e se n’è andata da Claudio perché la sera del 25 era molto giù per la partenza del fratello?”. Sabrina mi rispondeva dicendo: “No, che stai dicendo, mica stava così per quello, era perché in macchina aveva litigato”». 

Fu questa testimonianza che dopo giorni e giorni di ricerche infruttuose, di piste create ad arte (la banda di rumeni, quelli di San Pancrazio, eccetera eccetera) dai diretti protagonisti, a mettere gli inquirenti sulla strada giusta. 

Michele Misseri il 29 settembre fa ritrovare il cellulare di Sarah e il 4 ottobre, in auto, sapendo di doversi presentare dai Carabinieri due giorni dopo per essere interrogato, si lascia andare ad uno sfogo («Io non vi credo, io vi scoprirò, mi dispiace per tua figlia»), intercettato da una cimice dei carabinieri, probabilmente più vero e più sincero delle tante lettere scritte negli scorsi mesi.
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