ANDRIA - Attentati, intimidazioni, colpi di pistola, richieste estorsive: ad Andria sono tornati in azione gli uomini della paura. E tra commercianti ed imprenditori il clima di inquietudine si fa sempre più diffuso.
Tant’è, ieri mattina, una loro delegazione ha incontrato il primo cittadino di Andria, Nicola Giorgino, per chiedere sostegno ed un interessamento delle istituzioni.
Ad appesantire l’aria, in realtà, non sono stati soltanto gli ultimi incresciosi episodi (i colpi di pistola sparati contro la saracinesca della «Caffetteria Memory» di viale Puglia e contro l’auto di Giovanni Zagaria, titolare dell’autosalone «Specialcar», già oggetto di un attentato dinamitardo lo scorso mese di marzo).
Già alcuni giorni fa (ma la notizia si è filtrata soltanto ieri) il «piombo» tornò ad essere sparato contro alcuni imprenditori andriesi. Di mira fu preso dapprima uno dei titolari della sala ricevimenti «Villa Carafa», bloccato, sequestrato per alcuni minuti e percosso da quattro malfattori armati ed incappucciati. L’imprenditore era alla guida della sua «Audi» quando, poco prima di mezzogiorno, fu costretto a fermarsi per la presenza di un camion di traverso sulla strada che percorreva (la strada provinciale «230», quella che unisce Andria con Minervino). I malviventi, dopo averlo picchiato, gli avrebbero chiesto un ingente «pizzo». L’imprenditore, quando i suoi aguzzini si allontanarono, riuscì a dare l’allarme e fu portato in ospedale per ricevere le cure del caso.
Giorni dopo, sempre di mattina e sempre sulla stessa strada, il clichè si ripetette: questa volta però la banda alzò decisamente il tiro. Cinque colpi di pistola e fucile furono sparati contro la «Bmw» del figlio dell’imprenditore sequestrato e picchiato.
Il giovane riuscì a schivare l’ostacolo posto sulla carreggiata ma, per tutta risposta, diventò bersaglio di una pioggia di proiettili che, fortunatamente, si conficcarono solo nella lamiera della sua auto (tuttora sotto sequestro). Tra le ogive rinvenute anche alcune calibro nove per ventuno, guarda caso lo stesso calibro di quelle trovate sull’auto dell’altro imprenditore, Giovanni Zagaria, sparato qualche giorno fa mentre era a bordo della sua auto. I colpi (due su tre esplosi) si conficcarono nella lamiera della sua Audi «A6» e, solo per un caso fortuito, non lo uccisero.
Episodi differenti insomma ma con diverse analogie.
Gli investigatori (i poliziotti del commissariato per i primi due episodi ed i carabinieri per l’altro) stanno indagando a tutto campo anche se non fanno trapelare nulla, forse per «esorcizzare» la paura che di fatto serpeggia.
Ma di fronte a questi episodi, pare, commercianti e imprenditori sono pronti a far sentire la loro voce. Ora più che mai hanno paura e, per questo, chiedono aiuto.
















