BARLETTA - I geni pugliesi del dark web non potranno essere condannati di nuovo per la piattaforma online sulla quale, hanno accertato i magistrati, veniva venduto di tutto: da merce contraffatta e droga. Il Tribunale di Brescia li ha prosciolti perché già giudicati e condannati per quei fatti. Gli inquirenti, a distanza di alcuni anni, avevano chiesto per i tre (due barlettani e un ragazzo di Putignano), e per altri due presunti complici, un nuovo processo e una nuova condanna a 9 anni di carcere per traffico di droga. «Ne bis in idem» è stato il verdetto dei giudici bresciani: non si può essere giudicati due volte per la stessa cosa, anche se qualificata giuridicamente in modo diverso.
«BERLUSCONI MARKET»
Le indagini hanno accertato che i tre imputati, studenti universitari in ingegneria informatica, elettronica e medicina, ma anche spregiudicati pirati informatici che oggi hanno fra i 31 e i 26 anni, dal 2017 al 2019, quando quindi erano poco più che ventenni, avrebbero ideato il «Berlusconi market», piattaforma del dark web, quella parte della rete accessibile solo attraverso appositi software e che consente di navigare in modo anonimo, usando nickname come Vladimir Putin ed Emmanuel Macron. Sul portale, hanno accertato le indagini, si comprava e vendeva anche droga, armi, monete contraffatte, software dannosi, carte di credito clonate, documenti d’identità e merci contraffatte.
il giro d’affari Centotremila gli annunci di prodotti illegali monitorati, per un giro d’affari stimato - nei tre anni dell’indagine - in circa 25 milioni di euro. Il gruppo - stando all’accusa - intascava una provvigione del 4% su ogni transazione. Una vicenda finita persino all’attenzione dell’Fbi americana e poi sulla scrivania della Guardia di Finanza che è riuscita a scovare la «mente» del geniale raggiro scoprendo che i pacchi contenti cocaina purissima venivano spediti sempre dallo stesso ufficio postale di Barletta.
C’era anche chi si occupava del «lancio mediatico» della piattaforma sui siti e forum del dark web. Come segno di collaborazione gli imputati hanno fornito alla Procura le credenziali di accesso, un codice alfanumerico di 34 cifre, per sbloccare 2,5 milioni di bitcoin «convertiti» in euro (poi confiscati).
I PROCESSI
Nel 2021 i tre studenti sono stati condannati per il reato di associazione per delinquere a tre anni e sei mesi di reclusione. Veniva loro contestato esattamente quello che nei mesi scorsi la Procura di Brescia ha di nuovo addebitato a loro ed altri (alcuni mai identificati), solo cambiando il reato: non più e non solo associazione per delinquere ma traffico internazionale di droga. Sul banco degli imputati, oltre ai tre ragazzi pugliesi già giudicati anni fa, c’erano anche il fratello 26enne di uno di loro e un cittadino romeno residente a Brescia 44enne (entrambi assolti «per non aver commesso il fatto»). Le difese (avvocati Michele Laforgia, Federico Straziota e Gianluca Loconsole del Foro di Bari; Rinaldo Alvisi del Foro di Trani; Gianbattista Scalvi del Foro di Brescia) hanno sollevato il «ne bis in idem» e i giudici hanno dato loro ragione.
Per traffico di droga, ritenuto loro complice, è ancora a processo l’ex difensore di alcuni degli imputati, l’avvocato barlettano Michele Cianci.