In Puglia e Basilicata
a 10 anni dalla prima indagine
24 Maggio 2022
Massimiliano Scagliarini
BARI - Nel gergo tecnico si chiamano «articolo 18». Sono le abitazioni realizzate in deroga agli standard urbanistici (cioè in aree non edificabili) con l’obiettivo di ospitare a canone agevolato appartenenti alle forze dell’ordine e personale (anche civile) impegnato nel contrasto alla criminalità: circa 250 appartamenti, tra Bari e la provincia, realizzati intorno al 2010 e - sulla carta - tutti occupati. Ma - questo è il punto - non sempre da parte di chi ne avrebbe diritto: dalle case lasciate ai parenti, ai subaffitti in nero, fino a quelli trasformati in B&B.
È per questo che negli scorsi giorni la Procura di Bari ha aperto un nuovo fascicolo. La delega del procuratore Roberto Rossi è stata affidata alla Polizia municipale di Bari, sulla base di una richiesta di informazioni avanzata dalla Prefettura il 30 giugno del 2020. Tutto parte dal fatto che quelle case - lo prevede la legge - dopo un certo numero di anni possono essere vendute a chi le occupa, naturalmente a prezzo calmierato. C’è dunque chi potrebbe, legittimamente, acquistare casa con 60-70mila euro: il 25% del valore di mercato. Di fronte alle richieste di riscatto da parte degli assegnatari, dunque, il prefetto di Bari ha chiesto di approfondire la situazione. Ciò che è emerso non è edificante.
Gli «articoli 18» sono stati utilizzati in tutta Italia: il fitto agevolato è di circa 300 euro al mese per 90 metri quadrati. A Bari però c’è una particolarità. Due interventi di edilizia agevolata sono stati infatti realizzate in aree che avrebbero dovuto ospitare giardini ma in zone di alto pregio urbanistico, vale a dire in via Pappacena (nel quartiere Poggiofranco) e nella zona di Santa Fara. Nel 2010 quei complessi...
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