«Quando un sogno lo realizzi, lo hai perso». Saverio Sticchi Damiani ha finito di sognare. Ma non ha ancora smesso di emozionarsi, stringere mani, rilasciare interviste, ricevere messaggi. E di lavorare, soprattutto. «Mai staccato». È un presidente “innamorato” quello che risponde alle domande della Gazzetta, cercando di ragionare a freddo, ammesso che la grandezza dell’impresa compiuta possa mai raggiungere una temperatura accettabile.
Presidente, partiamo dalla fine che poi è il nuovo inizio. Della notte che ha sancito il ritorno del Lecce in serie A che cosa non potrà mai dimenticare?
«Quel giro di campo per ringraziare tutti i tifosi. Ho respirato un entusiasmo incontenibile, ma sopratutto tanto affetto nei miei confronti. Energia pura».
Quando dice che “questa è la squadra della gente” sta solo facendo riferimento al senso di vicinanza che si è venuto a creare oppure a un rapporto più profondo, quasi viscerale. Insomma, perché questo Lecce, più e meglio di altre versioni, è riuscito ad entrare sottopelle alla sua gente?
«È un viaggio che da quando sono diventato presidente, solo 5 anni fa, stiamo vivendo in simbiosi con la gente. La gente si sente coinvolta perché tutti i protagonisti trasmettono gli stessi valori che il tifoso prova per la sua squadra: attaccamento alla maglia, rispetto ed impegno. E nella quotidianità cerchiamo di garantire alla gente massima disponibilità. Gli atteggiamenti da star non mi piacciono, occorre mettersi a disposizione dei tifosi».
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