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Morte nel pozzo, gli indagati Guida e Pedrazzini sono «confinati» a Taranto

Morte nel pozzo, gli indagati Guida e Pedrazzini sono «confinati» a Taranto

 
Redazione online

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Morte nel pozzo, gli indagati Pedrazzini sono «confinati» a Taranto

La morte di Giuseppe Pedrazzini, 77enne trovato in un pozzo vicino a casa a Toano la sera dell’11 maggio

Escono dal carcere i tre accusati della scomparsa del 77enne emiliano, ma i due familiari non possono lasciare la loro residenza pugliese

Lunedì 16 Maggio 2022, 21:25

21:30

Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida, la figlia e il genero di Giuseppe Pedrazzini non potranno uscire dal Comune di Taranto, dove hanno una casa, mentre la vedova non potrà lasciare Toano, pur rimanendo in un’altra residenza perché quella dove viveva col marito è sotto sequestro. Non ci sono elementi per sostenere che i familiari di Giuseppe Pedrazzini lo abbiano rapito e assassinato, ma potrebbero essere stati loro a nasconderne il corpo in un pozzo, vicino a casa, a Cerré Marabino di Toano - nella provincia emiliana - dove è stato trovato la sera dell’11 maggio dopo che un cane dei carabinieri ne ha fiutato le tracce. Sembra essere questo il ragionamento del giudice per le indagini preliminari di Reggio Emilia Dario De Luca, che ha scarcerato la figlia Silvia, 38 anni e il genero, Riccardo Guida, 43, oltre alla moglie Marta Ghilardini, 63. Per loro, fermati giovedì, la Procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. Il gip, che non ha ancora motivato la propria decisione, non ha convalidato i fermi e ha disposto la misura dell’obbligo di firma e di dimora, in relazione solo all’ipotesi di soppressione di cadavere, rigettando la richiesta della Procura per omicidio e sequestro di persona. 

I tre sono indagati dalla Procura, che coordina le indagini dei carabinieri, anche per truffa, per essersi intascati la pensione d’invalidità del 77enne dalla scomparsa, collocata a inizio febbraio. Le indagini proseguono e l’autopsia, iniziata nel pomeriggio, sarà fondamentale per capire se il pensionato abbia avuto una morte naturale o di altro tipo. Dalle prime osservazioni sul corpo, recuperato nel pozzo e in stato avanzato di decomposizione, non sono stati trovati segni di violenza. In ogni caso resta il dubbio su come possa essere finito da solo in un buco profondo otto metri, per di più coperto da una pesante lastra di pietra. In un fienile è stata trovata una valigia con effetti personali dell’uomo e bisognerà capire chi e quando l’ha preparata.
I tre indagati, come giovedì davanti al pm, anche nell’udienza in mattinata non hanno risposto al gip e le uniche parole sono arrivate dalla figlia, che ha fatto dichiarazioni spontanee per spiegare un’intercettazione ambientale che le viene contestata.

Esultanza legale sulla scarcerazione

La scarcerazione viene definita dal difensore di Guida e Pedrazzini, avvocato Ernesto D’Andrea «il trionfo della giustizia». «Come si fa a parlare di omicidio se ancora non si ha la certezza che si sia trattato di questo?» Poi «il sequestro non sta in piedi, i testimoni della pubblica accusa hanno confermato quanto detto dall’ospedale dove è stato ricoverato e cioè che la vittima ha avuto sbandamenti a livello di capacità mentali conseguenti a un ictus avuto in precedenza e ad una ricaduta avuta a dicembre. La data di contestazione del sequestro è dal 9 dicembre 2021 al 30 gennaio 2022 quando Pedrazzini è uscito dall’ospedale. Un testimone ha dichiarato di averlo sentito l’ultima volta proprio il 30 gennaio e che stava malissimo. A che titolo i miei clienti avrebbero fatto il sequestro?». E allora perché i suoi stessi familiari non ne avrebbero denunciato la scomparsa? «Fa parte della soggettività di ciascuno. I miei clienti hanno detto di non essersi sentiti in dovere di farlo». Soddisfatta anche l’avvocato Rita Gilioli, difensore della vedova, che ha sottolineato l’assenza di indizi a carico della propria assistita.

Uscendo dal carcere, Guida e Pedrazzini hanno fatto riferimento a un rogito bloccato «ed evidentemente a qualcuno non andava bene. C'è molto altro sotto e lo verrete a sapere...», hanno detto. «Io sono un pacifista e odio la violenza», ha continuato Guida. «La morte di mio suocero? Non voglio parlarne». La moglie Silvia ha aggiunto: «Sicuramente uscirà la verità e la verrete a sapere».

Quel corpo-fantasma trovato in un pozzo

Un fantasma. Nessuno riusciva più a trovarlo e a parlargli. Da mesi, Pedrazzini era diventato un fantasma. Lo cercavano, inutilmente, gli amici del bar e i parenti che aveva in Appennino. Ma tutti i tentativi erano inutili. Le ricerche sono iniziate, in sordina, un paio di giorni fa. Quando, dopo l’ennesimo tentativo di contattarlo, da parte degli amici, con una risposta poco convincente dei famigliari, è partita una segnalazione alle forze dell’ordine che hanno messo in moto la macchina delle ricerche. Da lunedì era scattata l’operazione per cercare di capire che fine avesse fatto Pedrazzini con le unità cinofile mobilitate, oltre a tutto il personale preposto, con, in primis, gli uomini dei nuclei Operativo e Investigativo dei militari reggiani.

E' stata battuta palmo a palmo l’intera area circostante la casa di Pedrazzini. Non solo, la Procura, nella persona del pm Giannusa, opta per il sequestro preventivo della casa che Pedrazzini abitava con la moglie, la figlia ed il marito di lei. Intanto, i cani molecolari battono le zone circostante alla casa e alla fine viene fiuatata una traccia consistente nel pozzo vicino all’abitazione. Un pozzo coperto da una pesante lastra di metallo, coperto da un cancello con uno sportello (così è stato descritto da chi conosce il posto).

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