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Da aprile tornano le processioni, arriva l'ok dalla Conferenza episcopale pugliese

 
Michele Partipilo

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Michele Partipilo

Da aprile tornano le processioni, arriva l'ok dalla Conferenza episcopale pugliese

"L'intenzione del Governo di porre fine all'emergenza entro il 31 marzo, ci permette di guardare con serenità anche alla celebrazione delle feste religiose"

Mercoledì 16 Marzo 2022, 13:00

17 Marzo 2022, 08:31

L’immagine potente del Papa che il 27 marzo 2020 prega da solo in una piazza San Pietro deserta divenne il simbolo della pietas religiosa messa a tacere dalla pandemia. Furono cancellati funerali, processioni, feste e anche le chiese, di fatto, furono «chiuse». Quel «silenzio» delle manifestazioni religiose è arrivato fino ai giorni nostri. Ora, dopo due anni di stop, tornano le processioni, le feste patronali e i riti della settimana santa. Il via libera è arrivato ieri dalla Conferenza episcopale pugliese (Cep).

«La ripresa di una prudente normalità – si legge nel comunicato finale – e l’intenzione del Governo di porre fine allo stato di emergenza entro il 31 marzo, ci permettono di guardare con maggiore serenità anche alla celebrazione delle feste religiose». È sempre presente però la preoccupazione di «aperture» eccessive, che possano vanificare gli sforzi fin qui compiuti per tenere a freno al pandemia. «Terremo gli occhi aperti sulla situazione sanitaria e, d’intesa con le autorità civili, agiremo di conseguenza», ha precisato mons. Giuseppe Favale, segretario della Cep.

Durante i lavori i vescovi delle 19 diocesi pugliesi, sotto la presidenza di mons. Donato Negro, hanno esaminato la serie di problemi connessi alla ripresa della regolare celebrazione di feste e processioni. Il ritorno a una quasi normalità non va interpretato come un «liberi tutti» e i vescovi lo fanno chiaramente intendere quando precisano che «a partire dal prossimo mese di aprile, sarà possibile autorizzare i Comitati delle feste religiose a svolgere le attività loro proprie, non dimenticando che essi devono essere debitamente approvati dalla competente autorità ecclesiastica». E aggiungono: «Sempre a partire dal mese di aprile sarà possibile riprendere la pia pratica delle processioni, facendo in modo che alcuni volontari del servizio d’ordine ne garantiscano lo svolgimento secondo le regole vigenti. Le processioni e le celebrazioni all’aperto, tuttavia, saranno consentite con il Nulla osta dell’Ordinario del luogo e, come previsto dalla legge, previa comunicazione al Comune e all’Autorità di pubblica sicurezza, competente per territorio, almeno 3 giorni prima».

Dunque apertura sì, ma con cautela e sempre valutando la situazione del momento, come conferma ancora mons. Favale: «Quando abbiamo deciso di sospendere le manifestazioni pubbliche non lo abbiamo fatto a cuor leggero, ma per responsabilità. E per quella stessa responsabilità oggi chiediamo gradualità nella ripresa». Infatti i vescovi hanno stabilito che «in chiesa e nei luoghi chiusi le disposizioni di sicurezza anti-Covid rimarranno invariate».

«Sono felice di poter rivedere per le strade della città e dei paesi la testimonianza della nostra fede», ha dichiarato a caldo mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, città dove i riti della Settimana Santa sono particolarmente sentiti e hanno anche un riverbero economico. Un aspetto che durante i lavori della Cep è stato valutato a fondo. I Comitati organizzatori devono anche raccogliere i fondi necessari «e in questo particolare momento storico - osserva ancora mons. Favale - occorre tenerne conto». Di qui un implicito appello alla sobrietà delle manifestazioni religiose. Sull’altro piatto della bilancia la grave crisi che ha colpito una vasta platea di operatori economici. Dai bandisti ai fioristi, dagli illuminatori ai bancarellari, dai giostrai ai ristoratori: da due anni sono fermi e, in alcuni casi, anche senza i famosi «ristori».

Sia i riti della Settimana Santa che le feste patronali mettono in moto un meccanismo economico rilevante, soprattutto per i bilanci dei piccoli centri. In ciascuno dei 257 Comuni della Puglia si festeggia almeno un santo patrono e per almeno tre giorni, senza contare città come Bari dove i festeggiamenti per San Nicola hanno un doppio appuntamento: il 6 dicembre e il 7, 8 e 9 maggio. Nell’ultima festa celebrata – a maggio 2019 – i dati comunali parlano di un giro d’affari di circa sei milioni di euro nelle tre giornate, con un afflusso di fedeli e semplici curiosi stimato in 450-500mila persone. Bari è solo un esempio, sebbene forse il più rilevante, ma importanti ripercussioni sul tessuto economico e non solo sociale e religioso hanno le feste e i riti nelle altre città pugliesi come Taranto, Lecce e Foggia. Lo stesso vale per i piccoli centri dove la festa per il patrono è molto spesso associata alla sagra di prodotti tipici locali e dove la ricaduta economica è di facile percezione.

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