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Canfora: «Salvini sbaglia ma l’Ucraina pure». Veneziani: «Evidente l'irrilevanza della politica»

Canfora: «Salvini sbaglia ma l’Ucraina pure». Veneziani: «Evidente l'irrilevanza della politica»

 
Enrica Simonetti

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Enrica Simonetti

Canfora: «Salvini sbaglia ma l’Ucraina pure». Veneziani: «Evidente l'irrilevanza della politica»

Luciano Canfora e Marcello Veneziani

Le opinioni sul viaggio del leader leghista in Polonia

Giovedì 10 Marzo 2022, 12:20

È un Luciano Canfora arrabbiato quello che ci risponde alle domande sulla «gita» di Matteo Salvini in Polonia, tra i profughi ucraini. «Poveraccio, ha fatto una delle sue figure», dice. Ma il filologo, storico e accademico barese è ancora più arrabbiato per ciò che sta accadendo sul fronte guerra, tanto che la sua voce è forte quando dice: «Stiamo assistendo a un conflitto tra potenze e il torto sta dalla parte della potenza che vuole prevaricare». Intende la Russia, vero professore? «No! L'Ucraina!». Restiamo attoniti e approfondiamo in questa intervista.

Partiamo da Salvini...

«Sì, le ho detto, ha fatto una delle sue figure. Tra l'altro con un sindaco di un paesucolo, uno ancora più nazionalista come idee e provenienza politica, che praticamente ha rifiutato di incontrarlo, sventolando la maglietta pro-Putin che Salvini aveva indossato nel 2017. Come ha potuto Salvini? Invece di andare e prendere le difese di Putin...».

Difendere Putin? Ma dice davvero?

«Sono stufo di ripetere sempre le stesse cose, tra l'altro con il rischio di essere frainteso. Questa è una guerra tra potenze. Invano si cerca di far capire che nessuna potenza può accettare i missili a pochi chilometri dalla sua capitale. Il politico americano Bernie Sanders lo ha detto chiaramente, quando ha fatto un parallelo interessante: “Se il Messico si alleasse con il peggior nemico degli Stati Uniti, che faremmo?”, è stata la domanda di Sanders. Una domanda che spiega molte cose. L'Ucraina sta disattendendo gli accordi del '91, quando i Paesi dell'Unione Sovietica si staccavano da questa, formando la Comunità degli Stati indipendenti, CSI. E invece nel 2014 viene fatto un colpo di Stato e si caccia il governo in carica. Pensate, come con Al Sisi in Egitto, al quale abbiamo dato armi e aiuti infischiandoci di tutto, di Regeni e di tante altre cose».

Ma professore, quando lei vede gli orrori, le bombe i profughi, pensa queste cose?

«Bisogna dirlo a Biden e agli altri, così ci pensavano prima. In realtà, non riesco più a leggere i giornali, perché sono pieni di pagine sulla guerra in cui in realtà non c'è nulla. Oggi leggevo il “Corriere”: le prime 15 pagine mi sembrano basate su pianti e urla dei popoli, nulla di più».

E di cosa si dovrebbe parlare secondo lei?

«Io vorrei notizie sull'andamento del conflitto, perché la storia di una Irina che perde il bambino è un caso particolare e basta. Da giorni poi si parla di un milione e mezzo di profughi in marcia: neanche ai tempi delle invasioni barbariche! Non credo in queste cifre e soprattutto, anche se sappiamo che l’informazione va così, non è possibile accendere la Tv e sentire una serie di interviste ai passanti».

Li chiamerei profughi, gente in fuga, bombardata. Non passanti.

«Sto spiegando ciò che non mi convince dal punto di vista della autenticità delle riflessioni sulla guerra. L'altra sera in uno dei tanti talk show di Rai 3, c'era una studiosa ucraina in studio ed è stato mandato in onda un servizio su Zelensky, tradotto in simultanea. Bene, la studiosa diceva che la traduzione non era quella... S'immagini quante cose ascoltiamo e quante sono vere».

Ma a parte questo - ho capito bene? - lei si schiera con Putin...

«Io dico che chi disattende gli accordi, mette in moto il conflitto».

Quindi la Russia.

«No! L'Ucraina, come ho spiegato, ha violato gli accordi».

LA POSIZIONE DI MARCELLO VENEZIANI: «È stata una forma di estrema debolezza, in un momento difficile per Salvini». Marcello Veneziani non ha dubbi: la «figuraccia» del leader leghista, che ha tentato di rimangiarsi il sostegno dato in passato a Putin ed è andato al confine tra Polonia e Ucraina per la sua «propaganda» è stata sicuramente un errore. E non solo: secondo l'intellettuale pugliese, punto di riferimento culturale della destra e da poche settimane in libreria con il nuovo saggio La Cappa. Per una critica del presente (Marsilio), Salvini ha mostrato l'irrilevanza della sua politica che a sua volta è dentro l'irrilevanza della politica in generale».

Insomma, anche per lei Salvini lei l'ha fatta grossa!
«Sì. E soprattutto non è riuscito a decontestualizzare la posizione della Lega e a passare dopo al tema degli aiuti ai profughi. E' stata una sua forma di debolezza, un modo di giustificare il suo ruolo in un momento difficile per lui dal punto di vista politico. È vero, in generale la politica conta pochissimo in questo momento, ma il suo gesto è stato un errore».

Come doveva muoversi invece?
«Probabilmente poteva prima fare una rielaborazione politica pubblica, spiegando con semplicità qualcosa tipo “mi ero innamorato di Putin per il suo rappresentare una rottura rispetto al passato, ma adesso non posso giustificare quello che sta accadendo e non posso non sentirmi a fianco delle popolazioni che soffrono. Ecco, non l'ha fatto e il tentativo di sgusciare da lui messo in atto è avvilente. Direi che si è vista l'irrilevanza della sua politica, all'interno dell'irrilevanza della politica in generale».

Populismo?
«Nemmeno, forse è più una forma di opportunismo. Una situazione che trovo imbarazzante. La destra ha avuto posizioni più dignitose; ad esempio Giorgia Meloni è stata più coerente, difendendo l'Ucraina e servendosi di un precedente storico come quello della vecchia invasione dell'Ungheria. Molti nella destra non apprezzano l'atteggiamento di schiacciarsi sulle posizioni Nato ma la spiegazione politica di uno schieramento c'è stata e questo è importante».

E la sua posizione personale qual è?
«Io parto da due punti fermi. Il primo è la condanna dell'invasione e la solidarietà con il popolo ucraino; secondo punto, però, è che la Nato non può pensare di allargarsi a dismisura e non trattare per le garanzie di area. Insomma, né con la Nato né con la Russia: sembra che siamo tutti diventati militaristi! Sarebbe servito che gli americani e l'Europa avessero insistito (e non ora) per le trattative... Certo, mentre glielo dico, mi rendo conto che nessun partito politico che voglia andare al governo può dire questo ed ecco perché Salvini in modo vistoso fa quello che fa tutta la classe politica».

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