BARI - Stop ad ogni collaborazione istituzionale ed agli accordi con le università russe i cui rettori hanno sottoscritto un documento in cui avallano l’invasione dell’Ucraina: l’Università Normale di Pisa sposa in pieno la decisione dell’Associazione delle università europee (Eua) la quale ha sospeso 12 università russe dopo le dichiarazioni a favore della guerra in Ucraina fatte dai loro rettori.
Il tema, ora, cade a cascata su tutti gli atenei italiani. Il rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini, sceglie la via della prudenza: «Ho letto il documento firmato dai rettori russi - spiega - ma, per quanto esso risulti discutibile, bisogna fare attenzione a non confondere le dichiarazioni dei rettori con le attività dei singoli docenti. Non è il momento di respingere tutto ciò che è russo ma, anzi, è ora di allargare il dialogo senza confusioni. Diversamente - conclude Bronzini - quando parla Putin dovremmo presumere che tutti i russi siano responsabili di ciò che dice. Non è così. Se c’è un docente che svolge una attività di ricerca meritoria sul nostro territorio io non lo rispedisco a Mosca».
Pisa non è la sola a scegliere questa strada dopo che ieri il primo a condannare la presa di posizione di alcuni atenei russi era stato il rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari. Nei prossimi giorni, si apprende, i rettori degli atenei italiani potrebbero prendere una posizione comune sulla vicenda ma intanto il mondo accademico si muove: dopo la Normale anche l’Università degli studi di Trento ha deciso di sospendere le collaborazioni con istituzioni legate al governo russo. È la prima volta che l’università assume un provvedimento simile ed agli studenti trentini che si trovano in Russia è stato suggerito di ritornare al più presto in Italia.