BARI - «Stiamo lavorando in perdita. Abbiamo chiesto al governo nuove regole per il settore, soprattutto una norma che imponga l’adeguamento automatico delle tariffe di trasporto in base alle oscillazioni del costo del carburante. In assenza di risposte, siamo determinati, purtroppo, a fermare l’Italia. Le manifestazioni in programma il 19 marzo, organizzate dall’Unatras (l'Unione dell'autotrasporto) coinvolgeranno tutto il Paese. Anche in Puglia i tir potrebbero non uscire dai depositi». Michele Lovecchio, presidente degli autotrasportatori della Confartigianato Upsa di Bari, si fa portavoce della protesta della categoria.
Il caro-gasolio sta mettendo in ginocchio le imprese che consentono alle merci di viaggiare da nord a sud dello Stivale. In Puglia viaggia su gomma l’85% delle merci. Le ripercussioni del blocco dei camion potrebbe stravolgere la vita di tutti i cittadini: scaffali vuoti nella grande distribuzione, nei supermercati, nelle botteghe; pompe di benzina chiuse; industrie senza ghisa, senza mattoni, senza pezzi di ricambio fondamentali per le catene di montaggio; prodotti dell’agroalimentare destinati al macero.
«I tir non dovranno bloccare le strade - spiega Lovecchio - perché è in corso una emergenza sanitaria. Questa è l’indicazione che sarà data dai sindacati, promotori delle assemblee sui territori, ma non è escluso, come del resto è già accaduto a febbraio, che gli autisti vadano a occupare le carreggiate con pesanti ripercussioni sul traffico. Il costante e ormai insostenibile aumento del costo del carburante ha determinato una situazione ingestibile per le imprese dell’autotrasporto italiano, che non riescono a farsi riconoscere dalla committenza i maggiori costi dovuti agli stessi aumenti. In un anno i rincari sono stati del 30%, da dicembre a oggi si è saliti ulteriormente del 15-18% e ogni giorno il gasolio aumenta di 5-6 centesimi. Le contrattazioni a lungo termine con i clienti vanno continuamente ridiscusse, ma molti operatori hanno contratti annuali e non possono derogare dagli impegni. Ecco perché è fondamentale una norma che preveda la rimodulazione delle tariffe in base al valore del barile».
La viceministra alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, ha messo a disposizione da subito, per il settore, risorse aggiuntive pari a 80 milioni di euro che saranno ripartite tra le voci Lng (per i veicoli a gas naturale liquefatto), AdBlue (un additivo sviluppato per i settori chimico e automobilistico), spese non documentate e pedaggi autostradali.
«Non basta - rimarca Lovecchio - perché servono nuove regole in grado di riequilibrare le condizioni di mercato, dare dignità alla professione di autotrasportatore e consentire di recuperare dalla “merce” gli aumenti vertiginosi dei costi aziendali. Chiediamo una effettiva tutela delle imprese di autotrasporto, con particolare riferimento alla disciplina di una clausola di adeguamento dei costi di trasporto al costo del gasolio, oltre che alla questione delle soste e all’applicazione del nuovo regolamento europeo. Al momento il nostro potere contrattuale è basso rispetto alla committenza che sceglie le imprese a cui affidare il trasporto dei prodotti in base alla propria convenienza. Il nostro settore è frammentato e la concorrenza è spietata. Il ministero pubblica un tariffario per lavorare senza pericoli, tenendo conto delle ore di guida e di riposo, del rispetto del codice della strada con i limiti di velocità, della messa in sicurezza del carico. Ma se non dovesse essere approvata una norma per la rivalutazione dei costi in base al prezzo del carburante, ci sarà il caos. In Puglia e in Italia si rischia la paralisi».