Si chiamano Gaia Nobili e Gianfranco La Bella. Fanno parte del team sanitario dell'Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata (31 dipendenti) che, dal giorno di San Valentino, ha iniziato da Foggia a denunciare pubblicamente il grave disinteresse dello Stato nei confronti di tutti i ricercatori italiani. Impegnati giorno e notte da quando la pandemia si è affacciata nel mondo, definiti da tutti «eroi» alla stregua dei medici e, nonostante le belle parole, ancora precari.
Lunedì 14 in tutta Italia il personale della ricerca sanitaria, dipendente degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pubblici e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) ha appeso i camici sui cancelli, sui portoni e alle finestre dei laboratori di tutta Italia, in segno di protesta contro il precariato. Lo hanno fatto anche Gaia e Gianfranco, in ossequio all’iniziativa lanciata dall'associazione ARSI (Ricercatori in Sanità - Italia) che ha mobilitato biologi, ingegneri, farmacisti, psicologi, chimici, fisici, tecnologi alimentari, veterinari, bibliotecari, amministrativi, ecc. Tutti senza camice per denunciare il precariato, i Tfr non versati, le anzianità non riconosciute, il pregresso lavorativo cestinato, le maternità non dichiarate e non usufruite, i mutui in banca non concessi.
Nei 16 IRCCS e nei 10 IZS italiani, comprese le sedi pugliesi, lavorano oltre 1600 professionisti contrattualizzati a tempo determinato sebbene vantino un’anzianità di servizio superiore a 5 anni. Tanti di loro «vantano» oltre 10 anni di precariato e alcuni (tramite svariate forme di contratti a termine) addirittura 25-30 anni. Si chiama «Piramide della Ricerca» il modello che li organizza e, di fatto, li condanna a una vita da precari, visto che il decreto stabilizzazioni in sanità approvato con la Finanziaria 2021 ha escluso i ricercatori IRCCS-IZS dalla platea di 50mila lavoratori interessati. E la beffa è che il Ministero assegna agli Istituti 90 milioni di euro per il personale della «Piramide». I fondi ci sono, le Direzioni degli Istituti sono favorevoli, ma manca la volontà politica. «Questo personale vanta un know-how importantissimo per la sanità pubblica e - dicono Nobili e La Bella - sta partecipando alla lotta contro il Covid, contro tumori, malattie degenerative, malattie mitocondriali, malattie genetiche, malattie rare, oltre alla sicurezza alimentare e al benessere animale». Eroi sì, ma dimenticati.