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Ecco l'Italia che unisce la nazione

 
Fabrizio Nitti

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Fabrizio Nitti

Ecco l'Italia che unisce la nazione

Un miracolo, questa giovane Nazionale di Mancini, l’ha già compiuto. È riuscita a mettere d’accordo tutti quanti, anche dopo il debutto vincente all’Europeo

Domenica 13 Giugno 2021, 17:45

Un miracolo, questa giovane Nazionale di Mancini, l’ha già compiuto. E’ riuscita a mettere d’accordo tutti quanti, anche dopo il debutto vincente all’Europeo. L’Italia, Paese di santi, poeti e navigatori, è notoriamente una 'Repubblica indipendente' fondata sul pallone.

Terra di allenatori, commissari tecnici e direttori sportivi (ma non di presidenti perché lì c’è da cacciare fuori soldi), si è convinta: questa è una bella e buona squadra. Che gioca, diverte, segna e vince. Un poker di verbi che, in generale, difficilmente si riesce a coniugare dopo una partita e che, nel caso specifico del calcio azzurro, sembravano termini archiviati. Rintracciabili forse nell’Italia di Vicini, malamente eliminata in quella semifinale infausta del San Paolo nel 1990. In una Nazione che spesso litiga per tutto, che fa i conti con gli esiti devastanti di una pandemia che ha impoverito tutti o quasi, il fatto che si trovi un punto d’incontro nella Nazionale di calcio è qualcosa di maledettamente affascinante. Fratelli d’Italia, dunque, al di là delle idee politiche, della destra o della sinistra se esistono ancora, al di là della squadra del cuore.
Tatticamente la prima di questa «Euroleague», contro un avversario scomodo, ha confermato il cambio di mentalità della nostra Nazionale. Che gli Azzurri dovessero fare la partita era un dato fuori da ogni discussione. Primo tempo di carburazione e ripresa a tutto gas. Ma ciò che ha impressionato è stato il «dopo». Che è la dimostrazione di quanto sia cresciuta l’idea di fondo. Realizzato il primo gol, gli uomini di Mancini hanno continuato a martellare l’avversario, cercando e trovando spietatamente la seconda e terza rete. Senza subirne per la nona volta consecutiva. E se è vero che la vita è un brivido che vola via, tutto un equilibrio sopra la follia, come canta l’imperatore Vasco Rossi nella mitica Sally, è pur vero che l’equilibrio è la legge non scritta che domina nel calcio. Segni, non ne prendi, vinci. Meglio far correre la palla, lei non suda. Dicevano i vecchi maestri di calcio. L’Italia fa anche questo.

La freschezza di questa nuova Italia è un vaccino contro i cattivi pensieri. Che magari non scompaiono del tutto, ma che restano relegati lontani per novanta minuti più recupero. E fa da legame solido con un Paese che sta provando a rimettersi in moto, a rimettersi in discussione e che alla fine ce la farà a rialzarsi. C’è qualcosa di nuovo nel rapporto fra gli italiani e la Nazionale. Il sospetto si era insinuato nel corso delle qualificazioni, è diventato evidente nel corso della partita contro la Turchia. I sedicimila sembravano sessantamila e gli occhi incollati davanti alla tivvù la cornice sorridente. Aveva ragione Bill Shankly, e per cortesia non chiedetevi «agnosticamente» chi fosse il grande Bill, sarebbe un peccato mortale punibile con l’estradizione da tutti i campi di calcio, compresi quelli amatoriali e di calcio a cinque. Il leggendario tecnico del Liverpool amava dire: «Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. Il calcio è molto, molto di più». Qualcuno non è d’accordo?

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