«Mi sarei sentita più sicura se l'allentamento delle misure fosse arrivato con un livello di circolazione virale più basso e una copertura vaccinale maggiore, almeno dei soggetti a rischio». I medico barese Lucia Bisceglia, 44 anni, dirigente dell’agenzia regionale Aress, ha assunto da pochi giorni la guida dell’Associazione italiana di epidemiologia, carica in cui era stata eletta due anni fa. E da cui chiede grande cautela sulle riaperture: «Al momento l’incidenza dei contagi continua a scendere - dice - e non ci sono segnali di ripresa, ma la situazione deve essere costantemente monitorata»
Funziona il meccanismo delle fasce colorate?
«Come Aie abbiamo studiato come variano i contagi nelle regioni con le diverse zone di colore: i risultati evidenziano che quando vengono istituite le zone rosse, dopo più o meno 14 giorni si comincia a osservare un calo dell’incidenza. Viceversa a 14-20 giorni dall’istituzione della zona gialla si verifica che i contagi riprendono a salire. Quindi, insomma, la zona rossa è molto efficace, nella zona arancione l’efficacia nel contenere i contagi è molto legata al livello locale di circolazione virale, mentre la zona gialla e ancor più la zona bianca hanno portato, almeno fino ad oggi, a un nuovo incremento di casi».
È un sistema a molla, potremmo dire.
«E’ un sistema che si basa sulla capacità di sorveglianza, di cogliere precocemente i segnali di allerta e quindi di innescare meccanismi di allentamento/restrizione conseguenti all’andamento dell’epidemia. Noi riteniamo che sia necessario mettere in campo tutti i possibili sistemi di raccolta di questi segnali, attraverso tutti gli indicatori disponibili. Noi, ad esempio, abbiamo proposto, attraverso un nostro gruppo di lavoro guidato dal prof. Cislaghi, un indicatore che si chiama RDt (indice di replicazione diagnostica), che sostanzialmente funziona come l’Rt calcolato dall’Iss, ovvero calcola l’accelerazione dell’epidemia, ma che ha il vantaggio di dare una risposta non rispetto alla situazione di 14 giorni prima come l’Rt, ma molto più tempestiva. Lo abbiamo messo a disposizione della comunità sul nostro sito attraverso un cruscotto che si chiama Made».
E con il vostro indicatore cosa avete osservato?
«In questo momento abbiamo un andamento complessivamente in discesa, con l’indice RDt pressochè ovunque al di sotto dell’unità, e quindi una previsione di un calo generale dell’incidenza per i prossimi giorni, se la situazione rimane stabile e tutti si adopereranno per rispettare le regole. Tuttavia all’allentamento delle restrizioni deve corrispondere un aumento delle capacità di osservare segnali di ripresa: le istituzioni nazionali e locali stanno certamente monitorando molto attentamente la situazione per evitare che si inneschi una nuova ripresa dei contagi e noi offriamo il nostro contributo nella lettura dei dati».
La domanda delle domande è: siamo pronti per le riaperture?
«Di fatto gran parte dell’Italia ha già riaperto il 26 aprile ma è ancora presto per capire se questo avrà conseguenze. La maggior parte degli esperti ha ritenuto che l’allentamento delle misure alla fine di aprile, con una situazione ancora instabile in diverse aree del paese, sia stato rischioso. Questa decisione ha chiamato e chiama direttamente in causa la responsabilità individuale dei cittadini: una volta che vengono riaperte le attività, tocca a ciascuno assicurare il rispetto delle regole attraverso i propri comportamenti».
La campagna di vaccinazione ha già dato un effetto misurabile in termini di riduzione della circolazione del virus?
«Gli studi condotti, anche nel nostro Paese, sulle popolazioni che hanno raggiunto un’elevata copertura vaccinale, come gli operatori sanitari, hanno confermato l’efficacia dei vaccini nel bloccare la trasmissione ma soprattutto nel ridurre l’incidenza della malattia sintomatica e le sue complicazioni. Nelle fasce di popolazione che hanno avuto la possibilità di vaccinarsi l’efficacia si conferma grandissima. In questo momento si sta completando la vaccinazione degli over 80 e delle persone estremamente vulnerabili, e ci aspettiamo che questo possa dare ancora maggior sicurezza. Le cautele sulle riaperture servono esattamente a questo: dare il tempo di completare le vaccinazioni sulle persone più fragili, che rischiano le conseguenze più gravi dei contagi».
Oggi come oggi gli epidemiologi in Italia sono di gran moda. Tutti vorrebbero averne uno sotto casa per consultarlo come fosse un oracolo. Vi stupisce questa popolarità?
«L’epidemiologia utilizza le analisi dei dati, sanitari e non solo, per studiare le dinamiche di salute e fornire le conoscenze utili a promuovere il benessere delle persone. Come Aie da sempre siamo convinti che le scelte e le politiche debbano essere basate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili: anche in questa fase stiamo offrendo le nostre competenze affinché le decisioni siano orientate alla tutela della salute».