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Caos sulla panchina del Bari: paga il tecnico, ma il problema è più profondo

 
Fabrizio Nitti

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Fabrizio Nitti

Il metodo Carrera: elasticità e furore per far decollare il Bari

Martedì 20 Aprile 2021, 14:00

Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere. Un po’ «Scherzi a parte», un po’ storie di ordinario calcio. L’esonero di Carrera è, speriamo, l’ultima capriola di questa tormentata stagione biancorossa. A due giornate dalla fine, l’ex difensore, ormai anche ex allenatore, va via in silenzio, così come era arrivato in Puglia. Quasi certo il ritorno di Auteri. È il quarto esonero firmato De Laurentiis, nel breve volgere di nemmeno due campionati. Cornacchini, Vivarini, Auteri e ora Carrera. Un bel poker calato sul tavolo delle ambizioni del ritorno in Serie B. Qualcosa non quadra, però, se quattro allenatori fanno i bagagli e si rimettono sulla strada di casa. Come al solito la verità galleggia nel mezzo del cammin di nostra vita, che sarebbe la ricerca del ritorno in Serie B. Ancora possibile, purché si abbiano le forze tecniche, tattiche e caratteriali di attraversare le «rapide» dei playoff. Non per fare i disfattisti, ma fino ad oggi poco s’è visto di quello che occorre. Anche Carrera, come Cornacchini, Vivarini e l’Auteri-primo, ha commesso i suoi errori. Non ha dato una identità alla squadra, intanto. Non ha legato con la squadra, poi. Una sensazione: fra il tecnico e i calciatori si è sempre avvertita una certa distanza emotiva, un feeling mai esploso, come fra società e tifoseria. Carrera non è riuscito a entrare in sintonia con i giocatori. Che a loro volta non erano riusciti a entrare in sintonia con l’Auteri-primo. Il rendimento del Bari di Carrera è stato mediocre, non ci sono dubbi. Le distanze in classifica si sono allargate, qualcuno non ha reso secondo aspettative e il campo lo ha detto chiaro e tondo. Anche domenica scorsa contro il Palermo. È giusto che un allenatore paghi per tutti perché il ruolo è quello del «parafulmine», del capitano in piedi sulla barca in mezzo alla tempesta. Ma qualche domanda cominciassero pure a farsela i calciatori, che poi vanno in campo. Un bell’esame di coscienza completo. E qualche domanda se la ponesse pure la società, che ha messo su un puzzle costruito e disfatto nel giro di due sessioni di mercato. L’augurio, lo ribadiamo, è che il Bari possa finire in B in qualche maniera già da quest’anno. Ma è chiaro che il club, questo club, il Bari, non può essere continuato a gestire da lontano come l’ultima delle colonie.

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