Trasferito da un paese all’altro per un amore (nemmeno certo) con una donna del posto ritenuto inconciliabile con la divisa dell’Arma che indossa. Non siamo in un film del dopoguerra con Sofia Loren e Vittorio de Sica (l’indimenticabile “Pane, amore e...”) ma nella Basilicata dei giorni nostri e precisamente in due paesi, uno nella provincia di Matera (dove si verificano i fatti) l’altro nella provincia di Potenza dove il militare viene trasferito.
A marcare le differenze dei tempi con il film è anche la diversa condizione dei protagonisti di questa vicenda: non “scapoli impenitenti” o “donne da marito” (come si sarebbe detto un tempo) ma due coppie felicemente (almeno fino a un dato punto) sposate, una quella del militare, l’altra quella della cittadina.
Il tutto parte con un esposto del marito di lei giunto in caserma: segnala la relazione extraconiugale e si dice vittima di atteggiamenti intimidatori da parte del militare. L’Arma avvia una istruttoria e mentre l’autore dell’esposto conferma le sue accuse, le verifiche fatte dall’amministrazione «non hanno escluso l’effettiva relazione tra il militare e la signora o perlomeno l’esistenza di un comportamento estremamente confidenziale tra i due». Insomma il paese è piccolo, la gente mormora, e pur non essendoci nulla che possa portare a parlare di un rapporto extraconiugale conclamato (cosa che in generale appare assai difficile poter certificare) le voci non vanno tanto per il sottile.
Fatto sta che tre anni e mezzo dopo quell’esposto (quando le voci si erano già sopite, dirà l’interessato) arriva un provvedimento di trasferimento proposto dal Comando dell’Arma di Matera al Comando Legione. Per l’amministrazione è «emersa una situazione di incompatibilità ambientale in quel paese tale da condizionare la serenità e l’imparzialità nello svolgimento dei compiti da parte del militare interessato, poiché risulta sia venuto a conoscenza dell’intera vicenda», si giudica «preminente l’interesse di salvaguardare il prestigio e l’immagine dell’Arma e dello stesso militare, il quale si ritiene che non possa più svolgere servizio in quella località con la necessaria autorevolezza, credibilità e serenità d’animo» e per di più «il Comandante della Compagnia di Pisticci (nel cui territorio rientrava il paese teatro degli eventi, ndr) ha percepito, inoltre, che tra il militare ed il Comandante della Stazione si sia creata una palpabile incrinatura nei rapporti di natura prettamente umana, che comunque non hanno travalicato la sfera professionale e l’ambito gerarchico».
Amore o non amore, insomma, deve andar via. E vano si è rivelato anche il tentativo dell’uomo di impugnare il provvedimento al Tar: l’uomo ha negato ogni relazione, ha affermato che il marito della donna avrebbe fatto quell’accusa solo per precostituirsi prove in una causa di separazione, ha sottolineato come il provvedimento sia giunto oltre tre anni dopo l’esposto e il chiacchiericcio che, per alcuni giorni, ne derivò. Ma per i giudici l’amministrazione ha agito correttamente. «Tale tipologia di trasferimento - ha spiegato il Tar - non ha carattere sanzionatorio né disciplinare ed è condizionato solo alla valutazione del suo presupposto essenziale, costituito dalla sussistenza oggettiva di una situazione di fatto lesiva del prestigio, decoro o funzionalità dell'Amministrazione» e la valutazione fatta, rimessa alla stessa amministrazione «è plurimotivata, in quanto correlata non soltanto alla richiamata relazione extra coniugale». Il trasferimento insomma resta. Pur senza colpa.