BARI - Un nuovo scontro tra (una parte del) Pd e i grillini (almeno i pro-accordo) ripropone una polemica andata in scena nella scorsa legislatura.
Il Consiglio regionale oggi è chiamato a pronunciarsi sul bilancio, in una seduta che sulla carta non dovrebbe riservare sorprese: i numeri consentono infatti alla maggioranza di procedere con tranquillità.
Ma il nodo resta quello dei Consorzi di bonifica. I quattro consiglieri Cinque Stelle «collaborazionisti» hanno concordato con il presidente Michele Emiliano un emendamento che elimina una norma inserita nel 2017 dopo i risultati di una commissione di inchiesta: il trasferimento della gestione irrigua all’Aqp. Il buco dei Consorzi è infatti dovuto essenzialmente al fatto che gli agricoltori non pagano l’acqua (o, quando va bene, la pagano a forfait o a tariffe che non coprono nemmeno i costi di approvvigionamento): su proposta di Fabiano Amati fu dunque inventato un meccanismo che ne avrebbe affidato la gestione ad Aqp, eliminando il problema. Acquedotto avrebbe infatti installato i contatori ed emesso le fatture: fine del gioco.
La norma, che sarebbe dovuta entrare in vigore due anni fa, è rimasta lettera morta. Non piace all’attuale assessore all’Agricoltura, Donato Pentassuglia. Non piace, naturalmente, alle organizzazioni agricole. E non piace nemmeno ai grillini Galante, Di Bari, Casili e Barone, che hanno ottenuto l’inserimento nel testo della soppressione. Ma la partita non è finita.
Amati presenterà infatti un emendamento per sopprimere la soppressione.
«Difendo le casse pubbliche - spiega il consigliere Pd che presiede la commissione Bilancio -. Abbiamo pagato tutti i debiti dei Consorzi dietro la promessa che non avremmo messo più soldi, invece continuiamo a fare buchi di 10 milioni l’anno. E il buco, non essendoci alcuna attività sul fronte delle bonifiche, proviene proprio dall’irrigazione». L’emendamento rischia di spaccare la maggioranza, perché - almeno nel Pd - il tema è considerato sensibile: i Consorzi trasformano ogni anno il bilancio regionale in un bancomat, utilizzato essenzialmente per garantire il pagamento degli stipendi. Il commissariamento è in una fase di stallo (il Commissario, Ninni Borzillo, è attualmente sospeso), e i problemi strutturali non sono stati risolti.
L’apporto della componente Cinque Stelle al bilancio è stato considerato pari a quello della maggioranza. Oltre a occuparsi di Consorzi, si sono cimentati sul fondamentale tema dei tartufi: un altro loro emendamento farà in modo che la raccolta del prezioso tubero non sarà più appannaggio prioritario di chi risiede nelle aree di raccolta.
Tra le altre norme inserite nel testo, particolarmente importante è quella proposta dall’assessore allo Sviluppo, Alessandro Delli Noci, che interviene sui contributi alle imprese. È stata infatti prevista la possibilità di una deroga di 36 mesi al piano delle assunzioni che accompagna i progetti di incentivazione: le imprese che per «comprovate cause di forza maggiore» ridurranno l’occupazione non rischieranno la revoca dei finanziamenti pubblici purché ne documentino i motivi. Le condizioni applicative sono però state rinviate a un regolamento di giunta.
Tra i numerosi emendamenti approvati in commissione ce n’è uno firmato dagli assessori Pier Luigi Lopalco (Salute) e Raffaele Piemontese (Bilancio) che elimina - come ha già fatto la Lombardia quasi vent’anni fa - i certificati medici per il rientro a scuola dopo un’assenza per oltre cinque giorni. I medici di famiglia saranno tenuti a rilasciare il certificato solo in caso di contagio da covid, oppure se il certificato deve essere presentato in un’altra regione.
Il nodo del bilancio regionale è, come sempre, negli emendamenti al disegno di legge che verranno presentati stamattina. Conterranno come di consueto le richieste dei consiglieri, che possono essere delle più varie. Nel testo attuale del disegno di legge le «mance» sono ridotte al minimo: tra gli altri micro-provvedimenti di spesa spicca un contributo di 100mila euro per la partenza della facoltà di Medicina e chirurgia a Lecce. Previsti anche emendamenti per l’editoria: gli aiuti sono limitati alle piccole tv, nulla invece per la stampa quotidiana.