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Di Maio alla Gazzetta: «Sì a Conte e al referendum per cambiare l’Italia»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Di Maio alla Gazzetta: «Sì a Conte e al referendum per cambiare l’Italia»

Il ministro degli Esteri a tutto tondo sulla riforma per il taglio dei parlamentari e il sostegno alla candidata M5s per la presidenza della regione Puglia, Antonella Laricchia

Venerdì 04 Settembre 2020, 08:15

11:08

Ministro Luigi Di Maio, questa sera a Bari per la campagna referendaria, iniziamo da una sua definizione: perché il taglio dei parlamentari sarebbe «un’opera di modernizzazione del Paese»?
«Non solo, è un intervento di modernizzazione doverosa del Paese. Ci voleva il MoVimento 5 Stelle in maggioranza e al governo per realizzare una riforma che gli italiani aspettano e chiedono da decenni. Ne parlava Nilde Iotti più di 30 anni fa, adesso finalmente siamo a un passo dal risultato. Ci allineiamo agli standard europei e modifichiamo la composizione delle Camere, adeguandola a una geografia istituzionale che vede gli enti locali giocare un ruolo più incisivo rispetto al passato. Ai bisogni dei cittadini, oggi, si risponde in maniera più condivisa da parte di tutti i livelli istituzionali in base alle loro competenze e possibilità, e sopratutto a cominciare dal soggetto più vicino al cittadino»

Conosce le obiezioni. La prima: alcune regioni, in particolare nel Mezzogiorno, rischierebbero di ritrovarsi sottorappresentate. Non è un pericolo concreto?
«Partiamo dagli squilibri che ci sono con l’attuale assetto. Faccio l’esempio della Basilicata: ha più senatori che deputati. Non solo, ha 7 senatori con circa 580mila abitanti, mentre la Sardegna con circa 1 milione e 640mila abitanti, quindi praticamente tre volte tanto, ne ha solo 8. La nostra è una riforma mirata e anzi correggerà queste sperequazioni. Inoltre il 28 settembre approderà in Aula alla Camera il testo della nuova legge elettorale. Un anno fa, quando abbiamo formato questo governo, ci siamo presi l'impegno di far andare le cose in parallelo. Così sta avvenendo».

Altro tema: il taglio sarebbe positivo se inserito in un contesto di riforme più ampio. In primis, la revisione del bicameralismo perché le Camere - sostengono in molti - non potrebbero continuare a svolgere identica funzione dopo la «sforbiciata».
«Questo è paradossale, mi permetta. Per anni ogni riforma costituzionale è stata bocciata con l’accusa che rivedesse troppo la nostra amata Costituzione. Si è sempre detto di dover fare interventi più chirurgici, ora che lo abbiamo fatto, accorpato alla discussione in aula della legge elettorale, ci viene detto che è troppo poco. Mi sembra di essere davanti alla fiera dei contrari, contrari a ogni cambiamento perché vogliono mantenere il loro status di privilegiati. Come ha fatto notare un costituzionalista di assoluto spessore, il professor Onida, il Parlamento peraltro sarà meno numeroso, ma i suoi poteri rimarranno intatti. E, non ultimo, cito il risparmio di circa mezzo miliardo a legislatura che ci consentirà di investire in strade, scuole, ospedali».

C’è poi il nodo, già citato, della legge elettorale che lei si è detto pronto a votare «anche domani». Dopo l’apertura di Italia viva al Germanicum (proporzionale con sbarramento al 5%) prevede una accelerazione dei tempi?
«Come dicevo prima, il 28 il testo arriverà in Aula a Montecitorio. Il mio punto di vista non cambia. Il M5S è una forza politica che rispetta i patti».

Le forze che sostengono il sì sono trasversali: c’è parte dell’opposizione, ma non tutta la maggioranza che pure in Aula si era espressa in modo compatto. Il Governo ne esce indebolito?
«Facciamo parlare le urne, ma soprattutto facciamo esprimere i cittadini. È sacrosanto che siano loro ad avere l’ultima parola. Non commento le posizioni altrui, mi limito a far notare che in Parlamento la riforma è stata votata praticamente da tutte le forze politiche. Coerenza vorrebbe che si votasse nello stesso modo al referendum».

Capitolo Regionali. In Puglia il M5S corre da solo, nonostante i tentativi di alcuni di replicare in loco l’alleanza giallorossa. Resistere alla tentazione è stata la scelta giusta?
«Non parlerei di tentazione, ma di possibilità che da oggi dobbiamo coltivare in maniera diffusa e unitaria. Giorni fa ho semplicemente ribadito una decisione degli iscritti al MoVimento. Per le amministrative del 2021 dobbiamo lavorare in modo organico e generalizzato sulle coalizioni con altre forze politiche e civiche, sempre a partire dalle istanze che provengono dai territori».

Michele Emiliano, che ora invoca il voto disgiunto, si è detto comunque pronto a tenere aperta la porta del dialogo con il Movimento anche dopo la consultazione. Cinque anni fa rifiutaste di entrare nella sua Giunta. Oggi si potrebbe ragionare con più elasticità?
«No a giochini o strategie varie. In Puglia i nostri elettori voteranno per Antonella Laricchia e per il MoVimento perché sanno quali intenti perseguiamo. Sono convinto che è solo con una proposta come la nostra, che affonda le radici in una profonda conoscenza del territorio e delle esigenze dei cittadini, che si può dare una risposta sostanziale al malessere ingenerato da anni e anni di cattiva gestione della cosa pubblica. Occorre una svolta. Sono venuto personalmente per sostenere Antonella, una persona preparata e tenace nella quale ripongo la massima fiducia».

Di fatto, però, la recente consultazione su Rousseau ha sdoganato la pratica delle alleanze. Dobbiamo considerare il M5S una forza stabilmente inserita nel mondo progressista?
«Il MoVimento 5 Stelle è un unicum nel panorama politico italiano. Non ci sono altri soggetti politici che funzionano allo stesso modo o si basano sui medesimi valori. Ciò però non ci impedisce di individuare determinati temi e raggruppare forze, politiche e non, attorno a un progetto che li racchiuda e li sviluppi, declinandoli sui territori».
Ritiene che un esito negativo del voto alla Regionali possa mettere in crisi il Governo?
«No. Abbiamo sempre sostenuto che le elezioni regionali non c’entrano niente con le politiche. Portata, valenza e finalità sono completamente diverse».

Da più parti si evoca un possibile rimpasto (nel mirino c’è la ministra della scuola Azzolina). Sareste disponibili a rivedere la squadra di governo?
«Da parte mia dico con forza che questo governo sta facendo molto bene, pur nel bel mezzo di una pandemia, di un evento drammatico che mai nessuno si era trovato ad affrontare. Continuiamo a lavorare per far uscire il Paese dalla crisi, e in fretta».

Altro ipotetico scenario per il futuro più o meno prossimo: un governo di unità nazionale per far fronte all’emergenza magari con Draghi al comando. Il Movimento sarebbe disposto ad essere della partita?
«Ripeto, preferisco concentrarmi sull’attualità, pensando al futuro solo per progettare interventi concreti per l’Italia, non per fantasticare o ipotizzare. Di azioni importanti da fare per risollevare il Paese ce ne sono tante. Ad esempio tutti i progetti finanziabili con il Recovery Fund. Dobbiamo essere ambiziosi e incisivi. Dobbiamo innovare il Paese accorciando le distanze tra Nord e Sud, se non eliminandole».

Si è detto e scritto molto, in questi giorni, sui suoi rapporti con il premier Conte. Rapporti che negli ultimi tempi si sarebbero deteriorati. È così?
«C’è una distanza enorme tra quello che scrivono i giornali e la realtà. Come ho sempre ribadito ho piena fiducia in Giuseppe Conte. In questa fase così delicata, chi attacca strumentalmente questo governo non fa un danno al premier o alla sua squadra, ma all’Italia e agli italiani».

I 5 Stelle corrono verso gli Stati generali di ottobre. Dal vostro esordio, tanto è cambiato. Come immagina il futuro del Movimento?
«È normale che il MoVimento debba evolversi, adesso siamo al governo del Paese. Dobbiamo stare sempre al fianco dei cittadini e capire quali sono le nuove esigenze, ma dobbiamo anche essere protagonisti del nostro stesso cambiamento. Sette anni fa, quando siamo entrati in Parlamento, avevamo tantissimi sogni e pochi strumenti. Oggi abbiamo tutti gli strumenti di governo a nostra disposizione e molti progetti li abbiamo già realizzati. Stiamo davvero trasformando l’Italia e riavvicinando i cittadini alle Istituzioni. Adesso serve determinazione per fare un passo avanti anche al nostro interno. I nostri valori non cambieranno mai, struttura e funzionamento invece devono migliorare. Ma non significa che non ci riconosceremo guardandoci allo specchio, anzi ci sentiremo più a nostro agio».

Negli ultimi giorni nel Movimento c’è stato un po’ di caos. Tra emendamenti presentati solo da una parte di parlamentari e addii. Cosa sta succedendo?
«Sull’emendamento ho già ribadito la mia estraneità all’iniziativa».

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