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PopBari, il salvataggio. Mattarella (Mcc) su rilancio della banca: «I vantaggi della Spa»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

PopBari, il salvataggio. Mattarella (Mcc) su rilancio della banca: «I vantaggi della Spa»

L’ad Bernardo Mattarella

A fine mese l’assemblea straordinaria della Banca. Ne abbiamo parlato con l'amministratore delegato di Mcc, allargando il campo dell’analisi, anche oltre le cronache, al futuro del credito nel Mezzogiorno che verrà

Martedì 23 Giugno 2020, 13:27

13:30

L’assemblea straordinaria della Banca Popolare di Bari che, salvo inattesi colpi di scena, trasformerà a fine mese l’istituto in una SpA è il primo dirimente tassello, insieme alla ricapitalizzazione, del piano di rilancio messo a punto dal Governo. Ruolo apicale sarà quello svolto da Mediocredito centrale (Mcc), la controllata di Invitalia, che assumerà il comando della banca. Del lungo cammino che attende le parti in causa, in un quadro di contesto particolarmente delicato, discutiamo con Bernardo Mattarella, amministratore delegato di Mcc, allargando il campo dell’analisi, anche oltre le cronache, al futuro del credito nel Mezzogiorno che verrà.

Mattarella, dopo il via libera in sede europea, è tutto pronto per la concretizzazione del piano di salvataggio della Banca Popolare di Bari predisposto dall’esecutivo. Come detto, Mediocredito assumerà il contro dell’istituto che si trasformerà in Spa. Quali vantaggi comporta il passaggio dal vecchio voto capitario (cioè una testa un voto, indipendentemente dal peso azionario) a un contesto in cui il peso azionario è dirimente?

«Per prima cosa, desidero ringraziare il Parlamento, il Governo e tutte le strutture tecniche coinvolte nell’operazione. Il Mezzogiorno ha molti problemi e la Puglia in particolare già vive il dramma dell’Ilva, non si poteva permettere un’altra patologia che avrebbe ulteriormente danneggiato l’economia e la realtà sociale del territorio. Abbiamo tutti dato prova di grande responsabilità e visione. Si tratta di un’occasione che non si poteva e non si può perdere. Sono convinto che possa nascere qualcosa di molto virtuoso. Certo, bisogna pedalare pedalare pedalare».

E dunque?

«Per rispondere alla sua domanda: è indubbio che una governance basata sul voto capitario, al crescere delle dimensioni aziendali, rischia di essere meno incisiva e di generare sacche di inefficienza che riducono il valore per gli azionisti. I quali, tra l’altro, nella banca trasformata in SpA, conserveranno i privilegi commerciali legati alla loro partecipazione al capitale».

C’è grande ottimismo ma il programma di risanamento della BpB è realmente sostenibile?

«Certamente, altrimenti non lo avremmo presentato alle autorità comunitarie, che vi hanno ravvisato le caratteristiche di un’operazione di mercato, dandoci il via libera. Inoltre il piano è stato trasmesso alle Autorità di vigilanza per le prescritte autorizzazioni. L’ottenimento di queste sarà un’ulteriore conferma della sua sostenibilità. Detto questo, non nascondiamoci che è un piano ambizioso e molto sfidante con l’obiettivo di far diventare la banca un attore fondamentale nell’assistenza alle famiglie e alle imprese del Mezzogiorno. MCC svolgerà il suo ruolo di capogruppo in modo molto incisivo e presente, a iniziare dalla governance: la banca per troppo tempo ha lavorato senza avere come obiettivo l’interesse dei clienti e del sistema economico e sociale in cui operava. Non dimentichiamo che tutto il sistema bancario ha fatto grandissimi sacrifici e dietro l’operazione che stiamo portando avanti ci sono i soldi degli italiani. Questo fa aumentare la responsabilità e, quindi, la necessità di impegno e lungimiranza da parte di tutti».

Gettiamo lo sguardo in avanti: quanto durerà la gestione emergenziale? E soprattutto per quanto tempo Mediocredito conta di rimanere al comando?

«L’Amministrazione Straordinaria – che grazie al lavoro dei Commissari, coadiuvati dai manager da loro selezionati, e al controllo del Comitato di Sorveglianza ha consentito di raggiungere un risultato che ai più sembrava impossibile – si concluderà allorché la banca sarà rientrata in una situazione di sicurezza. Sicuramente il lavoro fin qui svolto insieme al FITD e alle autorità di governo e di vigilanza e gli esiti dell’Assemblea e la ricapitalizzazione saranno il primo fondamentale passo perché ciò avvenga al più presto».

E per quanto riguarda Mcc?

«Ricordo che il DL 142 del 2019, ci incarica di promuovere lo sviluppo di attività finanziarie e di investimento nel Mezzogiorno nella prospettiva di possibili operazioni di razionalizzazione. Quindi il nostro intervento sarà stabile e propedeutico per ulteriori sviluppi, sui quali stiamo già lavorando».

Si rincorrono le voci sulla possibile acquisizione, da parte di Regione Puglia, di una quota anche minima. Simbolicamente sarebbe un passaggio utile?

«La disponibilità del Governo locale ci onora e ci assicura un’altra conferma sulla qualità dell’operazione. Ne analizzeremo insieme la fattibilità».

Le crisi abbattutesi nell’ultimo decennio, un po’ per necessità e un po’ per scelta, hanno rilanciato il ruolo centrale dello Stato nel mondo dell’impresa e del credito. La parola «nazionalizzazione», di fatto rimossa dal dibattito all’inizio degli anni 2000, è tornata prepotentemente, e in modo spesso spericolato, nel gergo quotidiano della politica. Quale dovrebbe essere secondo lei la dinamica di un corretto rapporto tra Stato e mondo del credito e dell’impresa?

«Personalmente non sono un fanatico né dello Stato Padrone, né del Dio Mercato. Pragmaticamente constato che questa è una stagione in cui un intervento più diretto dello Stato nell’economia, se orientato a favorire condizioni di maggiore forza patrimoniale, produttività, competitività e innovatività del sistema delle imprese, si dimostra necessario. È però fondamentale stabilire fin dall’inizio regole di ingaggio trasparenti e coerenti con le finalità che ho citato».

Ha senso ancora parlare di banche del territorio soprattutto alla luce delle dinamiche clientelari che spesso si innestano a dispetto delle migliori premesse?

«Anche in un mondo sempre più digitalizzato, la presenza delle banche sul territorio è ancora fondamentale, in primo luogo per non lasciare spazi di manovra a forme patologiche di intervento finanziario. Tornando alla prima domanda, per realtà di dimensioni significative, soprattutto nel Mezzogiorno, un sistema basato sul voto capitario sicuramente non aiuta a evitare clientelismi e porta a concentrarsi sulla gestione del potere piuttosto che sulla soddisfazione dei bisogni del territorio di riferimento».

La questione pone anche un problema di merito: l’ancoraggio alla realtà locale lega indissolubilmente gli istituti di credito ai destini economici del territorio. E se quest’ultimo, per una qualsiasi ragione non preventivata (la pandemia ne è un tragico esempio) subisse un tracollo? La diversificazione, anche geografica, potrebbe essere un paracadute necessario.

«La diversificazione, sia geografica che di settore economico è fondamentale per una sana gestione dei rischi. Banca Popolare di Bari fortunatamente ha una presenza molto variegata. La pandemia è stata ed è ancora una tragedia trasversale che ha colpito tutti indistintamente, e proprio per questo allargare ulteriormente l’orizzonte ad altri territori del Mezzogiorno aiuterà in questo senso».

E dunque, che tipo di realtà imprenditoriali – per non ripetere le leggerezze e gli errori del passato – un grande polo bancario del Sud dovrebbe sostenere?

«Dovrebbe sostenere principalmente le imprese che investono, perché preparano il futuro, e i giovani, perché sono il futuro».

Stringiamo ancora la telecamera sul Mezzogiorno e sulla sua necessaria modernizzazione. Non sarebbe il caso che il Sud iniziasse a «fare finanza»? Può una banca limitarsi a fare solo prestiti e mutui, nel classico solco di un istituto commerciale?

«Mediocredito Centrale, in varie forme, fa finanza, con un focus sul Mezzogiorno, dal 1952. Le sinergie di prodotto e soprattutto di modello di servizio con una banca commerciale ben radicata sul territorio vanno proprio nella direzione che lei stesso indica. Ovviamente, più ampi saranno gli sviluppi prefigurati dal DL 142, maggiore sarà l’effetto leva delle sinergie».

Infine, è necessario un salto di qualità nella formazione del personale, dal punto di vista finanziario, per sostenere le sfide di una competizione sempre più complessa e globale?

«È senz’altro necessario. In questo senso MCC ha le giuste competenze da trasferire ai futuri colleghi della Banca Popolare di Bari».

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