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Bellomo spinge il Bari: «È forte e merita la B»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Bellomo spinge il Bari: «È forte e merita la B»

Nicola Bellomo, il talento della Città Vecchia

«Vincere a Reggio è un’emozione, però sarebbe stato bello finire». «Con Vivarini i biancorossi hanno trovato grande equilibrio. Non sarà facile ma sono loro la formazione da battere»

Lunedì 15 Giugno 2020, 10:50

BARI - Lui ce l’ha fatta, ora attende il “suo” Bari. Lo scorso otto giugno, il Consiglio Federale ha ratificato la promozione in serie B di Monza, Padova e Reggina. E nelle fila calabresi milita Nicola Bellomo, 29 anni compiuti a febbraio, barese doc, cresciuto con l’etichetta di «nuovo Cassano» perché con Fantantonio condivide l’origine nel Borgo Antico, la tecnica di primo piano ed i colpi di genio puro. Certo, le carriere si sono dipanate su piani completamente diversi, ma Bellomo non ha alcun rimpianto. «Forse avrei potuto raggiungere altri traguardi, ma mi tengo stretto quello che ho: aver vestito la maglia del Bari, ovvero la squadra della mia città e quella per cui ho sempre tifato (71 presenze e dieci reti suddivise dal 2008 al 2015 in tre differenti periodi, ndc), ho giocato poco in A, ma mi sono tolto la soddisfazione di segnare nel massimo campionato, ora torno in B e non ho accantonato la possibilità di riprendermi un po’ di tempo perso».

Facciamo un passo indietro: soddisfatto dell’epilogo del torneo con la Reggina?

«Siamo passati attraverso una tragedia. Non ho ancora realizzato nulla. Nel periodo del lockdown sono stato a Bari, con la mia famiglia e ancora non mi sono mosso. Non so se si possa festeggiare un risultato fondamentale e meritato, ma ottenuto pur sempre in modo anticipato e senza goderselo sul campo. Tornerò a Reggio Calabria nei prossimi giorni, cercheremo di goderci la nostra impresa, ma la vittoria più importante sarà mettersi alle spalle la pandemia e tornare alla normalità».

Ha mai pensato che il Bari potesse contrastare il vostro primato nelle ultime otto giornate di regular season?

«Fin quando la matematica non ti conforta, la guardia non va mai abbassata. Il Bari avrebbe potuto tranquillamente conquistare 24 punti perché è una squadra fortissima e ha trovato con Vivarini il giusto equilibrio. Ma a noi sarebbero bastati 16 punti per blindare la B: dato il nostro cammino, sono convinto che li avremmo realizzati».

I biancorossi avranno ora la possibilità di conquistare la promozione ai playoff: pensa che ce la faranno?

«Partiamo da un presupposto: il Bari è la squadra migliore tra le partecipanti, anche se in un torneo così assurdo tutto può accadere. Tuttavia, ci sono alcuni fattori che possono essere determinanti. La possibilità di giocare in casa almeno due partite su tre, l’accesso alle semifinali acquisibili anche con un pareggio. Insomma, i presupposti ci sono. Poi è scontato che nelle gare secche devi sperare che tutto vada bene e arrivarci al meglio della condizione psico-fisica. Il Bari dalla sua ha gente che può risolvere le contese con un colpo: Antenucci e Laribi su tutti».

Quindi, vuol dare l’appuntamento al Bari per il prossimo campionato?

«Sono scaramantico, ma voglio dire una cosa. Tiferò per il Bari ai playoff, come sempre ho fatto nella mia vita. Sono barese, sono cresciuto con i colori biancorossi, è risaputo che tante volte sarei voluto tornare. Non capisco perché talvolta qualcuno ha messo in dubbio i miei sentimenti. Che, però, sono sempre rimasti immutati».

Vuole dire che potrà ancora esserci un domani in cui Bellomo tornerà in patria?

«Nel calcio tutto è possibile, ma oggi sono legato al progetto della Reggina. Sono sceso in C perché convinto dal programma societario calabrese, lo scorso gennaio ho anche rinnovato il contratto. Al momento, sono grato agli amaranto e felice di far parte di questo percorso».

A 29 anni è tardi per confermare l’etichetta di nuovo Cassano?

«L’ho sempre detto: Antonio è inarrivabile. Io sono Bellomo e va bene così. Una cosa è certa: voglio giocare a lungo ancora e non è certo tardi per provare ad affermarsi in serie A. Non sono pochi gli esempi di chi ci è arrivato in piena maturità. E io di certo non ho rinunciato a dimostrare di poter dire la mia pure nel massimo campionato».

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