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Coronavirus, «Ogni Comune abbia un manager anti-Covid»

 
Nicola Simonetti

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Nicola Simonetti

«Ogni Comune abbia un manager antiCovid»

Il prof. Lenzi: i sindaci si avvalgano di consulenti esperti sanitari

Venerdì 08 Maggio 2020, 12:49

«La pandemia ci ha insegnato e, ancor più lo richiede la fase 2 – ci dice il prof. Andrea Lenzi, - presidente del Comitato Nazionale per Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita e dell’Health City Institute – che è importante la medicina personalizzata ma che non bisogna perdere di vista la salute della comunità. Se, dopo la terza-quarta polmonite atipica fosse scattato l’allarme non ci sarebbe stata diffusione dell’infezione di tale entità». Dobbiamo imparare a fare diagnosi anche in rapporto al contesto sociale. «Purtroppo – continua il prof. Lenzi - nei grandi comuni, può accadere che un assessore possa non sapere quello che fa il proprio collega di altro settore».

«Già nel 2016, l’Health City Institute - spiega Lenzi - aveva proposto il manifesto, poi sottoscritto da altri, «La Salute nelle Città: bene comune» ed il 20 aprile scorso, a firma mia quale presidente dell’Health City Institute, del segretario generale CittadinanzAttiva Antonio Gaudioso, del Vicepresidente Vicario di Anci Roberto Pella, del direttore Area welfare del Censis Ketty Vaccaro e del presidente dell’Istituto per la Competitività I-Com Stefano da Empoli, è stato lanciato un appello per assicurare, in una governance multilivello tra autorità sanitarie locali, Regioni e Governo, un maggiore coinvolgimento del sindaco nell’attuazione delle politiche per il governo della salute. Con l’obiettivo di sviluppare programmi di sorveglianza sulla prevenzione delle malattie trasmissibili ma anche sulla definizione dei piani di contenimento e sul monitoraggio delle questioni relative alla biosicurezza attraverso il controllo dei fattori inquinanti».

«Anche integrando nello staff dei primi cittadini – abbiamo suggerito - la figura dell’health city manager. Un professionista, in grado di coordinare e implementare le azioni per la salute pubblica interfacciandosi con professionalità come medici, sociologi, statistici, epidemiologi e altri specialisti».

«Serve un nuovo impegno che si distacchi dal vetusto pensare che le epidemie si spostino in tempi lunghi. Oggi bastano poche ore. In questi giorni stiamo imparando, in tutto il mondo, a convivere con il timore che ove la pandemia Covid-19 si espandesse incontrollata nelle metropoli, questa potrebbe essere una tragedia di dimensioni tali da essere forse, in una visione darwiniana, irreversibile per tutta l’umanità. La fase due va gestita in funzione di questa visione», argomenta Lenzi.

Un recente webinar («La salute nelle città al tempo del coronavirus») organizzato con il contributo non condizionato di Novo Nordisk e la collaborazione scientifica dell’Health City Institute, C14+, Federsanità e Cities Changing Diabetes, ha preso in esame l’indagine dell’Istituto Piepoli: oltre il 70% del campione intervistato è pienamente soddisfatto dell’operato del sindaco nella gestione dell’emergenza coronavirus e il 62% dei giovani chiede che i primi cittadini abbiano maggiori poteri nelle politiche per la salute. Tra le priorità espresse dagli italiani, ai primi posti ci sono lavoro, sostegno alle famiglie e salute. La salute, in particolare, risulta la priorità per il 51% dei cittadini tra i 18 e i 34 anni. La maggioranza degli italiani, quindi, chiede che i poteri dei Sindaci in termini sanitari siano rafforzati, rendendo ancora più concreta la loro posizione di autorità sanitaria locale», conclude Lenzi.

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