ROMA - Si può piangere e scrivere… scrivere di lacrime? Si deve. Gli occhi sono una delle porte di ingresso facile per il Coronavirus, il quale userà le lacrime per farsi strada nel corpo utilizzando i canalini lacrimali per raggiungere naso e gola e, quindi polmoni. Il virus userà le lacrime anche per contagiare altri. Esso si dimostra attivo anche nelle secrezioni oculari.
Lo hanno dimostrato e pubblicato su «Annals of Internal Medicine» ricercatori dell’Istituto Spallanzani di Roma: «Uno dei primi sintomi della malattia è la congiuntivite virale che, in genere, colpisce un solo occhio (arrossamento, forte bruciore, lacrimazione) e può dare anche cheratite (cornea). Quasi sempre c’è rigonfiamento del linfonodo recettore all’attaccatura della mandibola».
Primo al mondo a segnalare la malattia da Covid-19 è stato un oculista di Wuhan. «Ma l’infiammazione può anche mancare ed il virus covare, subdolamente, nelle lacrime senza provocare manifestazioni evidenti donde la necessità di usare mascherine idonee che, proprio per questo, devono essere monouso ma anche occhiali da igienizzare dopo l’uso», ci dice il dr Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico ed antesignano degli studi in Usa ed Italia dove, ogni anno, organizza «Il mese della prevenzione» di malattie oculari, con patrocinio Oms e Ministero. «Il virus è in grado di replicarsi (moltiplicarsi) anche nell’epitelio congiuntivale e le dita si fanno complici della sua diffusione».
Ogni persona, in media, si tocca il viso, senza farci caso, almeno 23 volte in un’ora e preferisce contattare naso, occhi e bocca. Il consiglio è lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o soluzioni alcoliche (70%). Chi porta la barba, la manipola circa 30 volte all’ora e, poiché in questa - hanno spiegato, su «Nature Medicine», ricercatori inglesi - il virus è felice di rifugiarvisi e covare possibili attacchi e le mani che la toccano gli sono alleate. Si è dimostrato che le lacrime sono veicolo prediletto dai virus per raggiungere la barba e rifugiarvisi. Per evitarlo, la mascherina deve coprire anche la barba.
«In questo tempo di isolamento domiciliare, però, c’è anche chi non può emettere lacrime e va incontro - dice Buratto - alla sindrome dell’occhio secco dovuta a prolungato uso di computer, TV, videogiochi, ecc per lavoro da casa, lezioni, diporto, ecc. I muscoli dell’accomodazione diventano spastici, l’ammiccamento si riduce».
In condizioni normali, ogni persona ammicca da 15 a 20 volte al minuto ma, durante l’uso del PC, smart e simili, l'ammiccamento scende a 4-6 volte al minuto con un intervallo, tra ogni ammiccamento, di 2-10 secondi e durata di ogni ammiccamento di 0,2 secondi. «La ridotta frequenza di ammiccamento - continua Buratto - provoca evaporazione del film lacrimale e secchezza oculare. Il riflesso corneale (o riflesso palpebrale riflesso di ammiccamento) è involontario ed automatico: serve per asportare impurità, idratare l’occhio e proteggerlo. Quando si è impegnati in lettura da vicino o davanti al computer, i battiti si riducono fino a 4-5 al minuto. Ancor meno quando il soggetto presenta difetti di vista». «Ed allora, ben vengano le lacrime e - dice Buratto - il ricorso a quelle artificiali fa d’uopo (lavarsi le mani prima e dopo la somministrazione) così come l’idratarsi (bere liquidi, non alcolici)».
«Adesso più che mai, secondo gli oculisti italiani - aggiunge la dott. Alessandra Balestrazzi, referente di Aimo - è necessario predisporre presidi idonei per i medici e infermieri, ed anche medici di medicina generale e pediatri terranno conto di questa possibile via di contagio anche in vista della fase due, perché i tempi di vestizione e di disinfezione e la necessità di non affollare le sale d’attesa, allungheranno il tempo necessario per ogni singola visita».