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«Al Sud la mortalità è stabile l’epidemia ha fatto +10%»: a Bari 366 decessi contro i 219 di media

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Bari, «Al Sud la mortalità è stabile l’epidemia ha fatto +10%»

Le parole del Ministero della Salute

Sabato 11 Aprile 2020, 13:26

Bari - La mortalità complessiva registrata al Sud Italia fino a fine marzo è solo lievemente più alta rispetto a quella dei cinque anni precedenti. Diciamola meglio: il numero dei decessi registrati, giorno per giorno, è praticamente invariato ed è cresciuto solo a partire da metà marzo e solo per gli ultra 75enni. E l’incremento medio registrato al Sud dall’inizio dell’epidemia è del 10%, a fronte del 65% medio del Centro-Nord con punte dell’87% a Milano e del 195% a Brescia.

A dirlo è il Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera del ministero della Salute, una piattaforma di monitoraggio che elabora in tempo reale i dati relativi a tutti i capoluoghi di Regione e alle città con oltre 250mila abitanti. Trattandosi di rilevazioni statistiche, i dati vanno interpretati e non significano - lo vedremo - che l’epidemia di covid non abbia avuto un impatto disastroso: tutt’altro. Ma - spiegano i ricercatori del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio e del ministero della Salute che curano il rapporto - nell’inverno 2019-2020 in Italia si è registrata una bassa mortalità dovuta all’influenza stagionale, pari a circa il 4%: significa, insomma, che l’influenza stagionale blanda ha preservato le coorti più anziane, le stesse che poi sono state falcidiate dal covid.

La mortalità ha un andamento ciclico, con picchi tra dicembre e febbraio e valori minimi tra giugno e agosto: è colpa, appunto, dell’influenza stagionale. Nello scorso inverno, secondo lo studio, sono morti per influenza meno anziani rispetto agli anni precedenti. Ma poi è arrivato il covid e non ha lasciato scampo: e questo fenomeno - secondo il rapporto - «può aumentare l’impatto dell’epidemia di covid 19 sulla mortalità e spiegare, almeno in parte, la maggiore letalità osservata nel nostro Paese».
L’impressione, guardando l’epidemia dal fronte dei dati di mortalità, è che il peggio sia passato. I numeri raccolti al Centro-Sud (nel campione ci sono Potenza e Bari) mostrano che nell’ultima settimana di marzo si è registrato un decremento dei decessi rispetto alla settimana precedente, ad eccezione che per gli ultra 85enni.

I dati assoluti, che in questo momento potrebbero non essere significativi, dicono che dalla notifica del primo caso covid ai primi giorni di aprile nel campione di città del Centro-Sud sono stati registrati 4.269 decessi contro un valore stimato (sulla base dei 5 anni precedenti) pari a 3.871: la differenza è appunto il 10% che potrebbe essere dovuto all’epidemia. A Bari i decessi registrati a partire dal primo caso (27 febbraio) sono stati 366, contro i 219 attesi e dunque con un incremento del 67% (147 morti in più rispetto alla media): tuttavia, avvertono i ricercatori, questo dato è anomalo e potrebbe rispecchiare una nuova modalità automatizzata di raccolta dei dati da parte dell’ufficio di anagrafe. A Potenza, invece, i decessi osservati sono stati 71 contro i 55 attesi, dunque con un incremento del 29%. Complessivamente, dal 1° febbraio al 3 aprile a Bari i morti sono stati 591, di cui 78 tra 65 e 74 anni, 174 tra 75 e 84, 278 oltre gli 85, a Potenza 111 (15, 27 e 62). Ma il trend è in rallentamento: Bari ha registrato 80 morti nell’ultima settimana di marzo (21-27 aprile, la peggiore dall’avvio dell’epidemia) e 71 in quella successiva. Un buon segnale, ma troppo poco per dire che il peggio è passato.

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