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Coronavirus, inchiesta di La7 sul Dea di Lecce «incompleto». I medici: qua mancano i lavelli!

 
Redazione online

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Coronavirus, inchiesta di La7 sul Dea di Lecce «incompleto». I medici: qua mancano i lavelli!

L'inviato di Non è L'arena nel nuovo plesso (inaugurato già due volte) di cui la Regione ha annunciato l'attivazione. Mancherebbe ancora il parere dei Vigili del fuoco

Lunedì 23 Marzo 2020, 01:26

01:53

Il Dea di Lecce - la nuova struttura sanitaria inaugurata due volte nel capoluogo salentino - apre senza il parere dei Vigili del fuoco e non sarebbe ancora completa. Il servizio mandato in onda domenica sera a tarda ora su "Non è L'arena", la trasmissione di La7 condotta da Massimo Giletti, fa il punto sul Dea di Lecce, la struttura da circa 130 letti di cui la Regione ha comunicato l'apertura alcuni giorni fa per affrontare l'emergenza Coronavirus.

L'inviato Massimo Lupo parla di tubazioni dell'ossigeno che hanno sostituto rapidamente l'impianto di ossigenoterapia esistente (senza parere dei vigili fuoco) - vicenda di cui si è occupata anche la Gazzetta - e riprende anche la considerazione di alcuni medici e operatori che si trovano all'interno della struttura prendendo atto della non ultimazione di e lavori (sono in fase di montaggio i lavandini...).

I sanitari presenti parlano di 16+16 pronti 32 posti in tutto (il rifermento è ai posti letto) e il servizio riprende una conversazione tra uno dei medici della Rianimazione, il dott. Carmelo Catanese che dice "là sotto è inadatto" e il primario del reparto che replica "Per ora partiamo con il grosso". Espressione chiosata con una affermazione "Con la speranza che non arrivino" fino a smentire lo stesso dirigente medico: "Giuseppe qua non siamo pronti perchè non ci sono i lavelli".

VEDI IL SERVIZIO

IL MEDICO ANESTESISTA DI COPERTINO - Quello del Dea di Lecce è uno dei due servizi che si occupa della sanità in Puglia e dell'emergenza coronavirus. L'altro servizio andato in onda tratta il contagio a Copertino e parla del paziente 1 che sarebbe stato un medico anestesista - ora ricoverato - risultato positivo. Intervistato telefonicamente il medico dice: «Sono certo che il mio contagio sia avvenuto in Ospedale, non ho riconosciuto la persona che mi ha infettato, eravamo in urgenza, io pensavo a lavorare, qualcun altro doveva pensare a farmi lavorare bene». 

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