«Il personale sanitario medico e non medico, infermieristico e tecnico, ausiliario tutto è richiamato all’utilizzo corretto dei Dpi e, in caso di comparsa di sintomatologia compatibile con contagio o sospetto contagio da Covid» deve «sottoporsi al triage predisposto senza deroghe di sorta": lo scrive in una circolare interna il direttore generale dell’Asl Bari, Antonio Sanguedolce, dopo i numerosi contagi che si sono registrati negli ospedali pugliesi.
«E' vietato l’accesso - si legge - in servizio a tutti i dipendenti con sintomatologia da infezione respiratoria o anche solo con presenza di febbre. Gli spostamenti del personale al di fuori delle unità operative di appartenenza devono essere limitati esclusivamente alle sole attività strettamente correlate all’assistenza e qualora non siano effettuabili attraverso consulto telefonico o videoconsulto».
In Puglia è ormai emergenza per i focolai epidemici ospedalieri, tanto che la Regione ha mandato una lettera ai direttori generali per chiedere di dotare tutti gli accessi agli ospedali di termoscanner e saturimetro, così da effettuare almeno un primo screening dei sintomi.
La questione dei contagi ospedalieri (in ordine temporale: San Giovanni Rotondo, Altamura, Andria, Castellaneta) preoccupa in modo particolare la Regione. Per questo l’argomento è stato al centro di una videoconferenza con i direttori generali cui ha partecipato anche il presidente Michele Emiliano. Ai manager era già stato chiesto di mettere in atto procedure precise per impedire casi simili, procedure codificate e ben note a tutti i medici. Ma, a quanto sembra, una parte degli episodi registrati la scorsa settimana potrebbe essere riconducibile a motivazioni extra-ospedaliere, come il mancato rispetto del principio di precauzione: anche i medici, come qualunque altro cittadino, devono mettersi in quarantena se sospettano la possibilità di aver contratto il virus. Anche perché in molti di questi casi è stato il medico a portare il contagio all’interno dei reparti.
E ieri, come detto, è scoppiato un caso al «San Camillo» di Manfredonia dove, in base alla prima ricostruzione, un cardiologo risultato positivo si sarebbe recato in reparto con la febbre dopo un weekend di assenza. Venerdì il medico si è presentato in Radiologia chiedendo di effettuare una Tac, ed a fronte del quadro «sospetto» emerso dall’esame è stato sottoposto al tampone che è positivo. Il risultato sono 33 operatori sanitari in quarantena tra infermieri e medici. La direzione generale della Asl ha aperto una inchiesta interna per verificare eventuali responsabilità, e la Regione a sua volta ha chiesto informazioni. «Se verranno accertate responsabilità o comportamenti non corretti - spiega il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro - verranno presi i provvedimenti opportuni».