Con l’emergenza coronavirus, in Puglia è boom di assunzioni di colf, badanti e baby sitter. Nel giro di un pugno di giorni il numero delle persone contrattualizzate sarebbe aumentato addirittura del 12%. I dati sono della Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico (Assindatcolf), il cui revisore dei conti, nonché delegato pugliese, con responsabilità dirette sul Salento, è Paolo Babbo. E il consulente del lavoro spiega che questa emergenza sanitaria ha avuto due tipi di riverberi sul lavoro domestico. Il primo è identico in tutto il territorio nazionale: «La paura dell’infezione sia dei datori sia dei lavoratori. Per cui c’è qualcuno che sta cercando di ridurre la presenza della colf dando ferie, permessi o riducendo l’orario». Il secondo, invece, è un fenomeno tutto pugliese, quello della regolarizzazione in massa di domestiche. «Dobbiamo sottolineare - afferma Babbo - che sicuramente una parte del lavoro domestico avviene “in nero”. La percentuale nazionale di lavoro nero che è stata calcolata ci dice che, per ogni regolarizzata, c’è una persona e mezza che non lo è. In pratica è molto più il lavoro nero che quello regolare. Ovviamente, noi di Assindatcolf gestiamo solo quello regolare».
Secondo Babbo la corsa delle famiglie pugliesi a regolarizzare chi lavora presso le loro abitazioni si spiega «con i controlli che ci sono sul territorio. Perché, prima di far firmare alla domestica una dichiarazione che dice “devo andare al lavoro”, il datore si è sincerato di essere in regola, per evitare di far emergere una situazione di irregolarità». Quanto ai «numeri» dell’emersione, Babbo, considerando «il campione di utenti», valuta «un incremento del 12% dei rapporti di lavoro gestiti. E parlo di questi ultimi dieci giorni». Nella sua esperienza, è una cosa fuori dal normale. «Sono certo - dice - che questo era lavoro nero che emerge, non è nuovo lavoro. Non ho avuto casi di assunzioni ex novo, sono tutte persone che, a mio avviso, erano già presenti in casa. Si tratta soprattutto di italiani. Anche perché il lavoratore straniero, di solito, ha bisogno del permesso di soggiorno e, quindi, lo ottiene solo se è regolare. Invece gli italiani magari pensano di non avere vantaggi dalla regolarità e dal versamento dei contributi».
Babbo, infine, sottolinea che, data l’importanza del lavoro domestico, che «è anche quello di dare supporto vero alle persone anziane e in difficoltà, avrebbe meritato più attenzione nel Cura Italia che, invece, esclude il lavoro domestico da qualsiasi tutela». A suo giudizio ci vorrebbe «un maggior premio per chi si sta sacrificando e continuando a lavorare e, magari, un sostegno per chi non se la sente di lavorare o è costretto, per malattia, a stare in casa. Nel lavoro domestico, infatti, la malattia è molto penalizzata perché non ci sono le tutele, le indennità, che esistono per il commercio e l’industria. Un operaio viene pagato dall’Inps, il domestico non becca una lira».