In Puglia e Basilicata
L'intervista
31 Gennaio 2020
Leonardo Petrocelli
«Pacta sunt servanda: i patti devono essere rispettati». Si affida a una locuzione latina Antonio Tajani, numero due di Forza Italia e già presidente dell’Europarlamento, per chiarire la posizione degli azzurri sulle candidature del centrodestra alle Regionali. Forti del successo in Calabria, i berlusconiani rilanciano ora la sfida.
Presidente Tajani, cosa racconta il voto del 26 gennaio dal vostro punto di vista?
Insegna che Forza Italia è decisiva nel Mezzogiorno perché raccoglie tanti consensi e offre una classe dirigente di alto livello. Lo confermano le vittorie della Santelli in Calabria, di Bardi in Basilicata e di Toma in Molise. Le ultime due sembravano perse, poi sappiamo come è andata. FI rappresenta l’elemento di punta del centrodestra nel Sud e questo può certamente rappresentare un valore aggiunto per la vittoria in Campania e Puglia.
Un primo accordo nazionale prevedeva l’attribuzione della Campania a voi e della Puglia a Fratelli d’Italia. La Lega, però, sembra voler mettere in discussione l’intesa.
I patti si rispettano. Noi non abbiamo preclusioni nei confronti di nessuno ma quell’accordo di massima è stato pensato con grande equilibrio e certamente non intendiamo rinunciare al nostro spazio
Il braccio di ferro, alla lunga, potrebbe portare a uno strappo? In passato è già successo.
Lo escludo. Quando ci sono le trattative emergono sempre momenti di tensione, ma Berlusconi è abile nel portare a conclusione gli accordi in maniera positiva
Di Fitto cosa ne pensa?
Da parte di Forza Italia non ci sono veti su di lui come su nessun altro. L’importante è che ci sia comune rispetto. Prepareremo liste competitive, ci sono nuovi arrivi in vista per FI e tutti coloro che chiameremo a raccolta non saranno semplicemente candidati, ma saranno parte di una grande strategia a cui stiamo lavorando
Cioè?
Un grande piano per il Mezzogiorno d’Italia a cui non servono assistenzialismo e reddito di cittadinanza. Bisogna dare al Sud la possibilità di riscattarsi abbassando le tasse e mettendo le pmi in condizioni di correre grazie a infrastrutture moderne e competitive. Non bastano la Bari-Napoli o qualche Frecciarossa un po’ più veloce. Serve l’alta velocità da Brindisi ad Ancona e poi turismo, digitale e portualità.
In Puglia il centrosinistra si presenterà diviso. Da un lato il governatore uscente Michele Emiliano, dall’altro un candidato renziano supportato da Italia Viva, Azione di Calenda e +Europa.
Parto da un dato di base: la Puglia testimonia la ben nota incapacità di amministrare da parte del centrosinistra. La vicenda dei soldi persi sul Psr è lì a dimostrarlo. Per questo serve una svolta radicale
E il candidato di Renzi? Quel mondo, liberale e moderato, afferma di avere i vostri stessi riferimenti. Potrebbe nascere un dialogo?
A noi interessano gli elettori moderati di cui ambiamo ad essere il punto di riferimento. Ma quel mondo non è rappresentato quando si affida alla sinistra ed è il caso di Renzi che sta al governo con Di Maio e Zingaretti. Dice di essere un’alternativa ma non lo è. Se lo fosse, farebbe cadere il governo
Quali sono le prossime mosse in Puglia?
Ci sarà una straordinaria mobilitazione. Sarò presto sul territorio per inaugurare la nuove sede regionale e attraversare tutte le province in vista di un grande evento che organizzeremo in Puglia come a Napoli. Abbiamo una classe dirigente giovane e capace, guidata da Mauro D’Attis e Dario Damiani. Ci sono tutte le condizioni per fare la differenza.
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