Solo uomini, mai minorenni, di nazionalità italiana ma con una sempre maggiore presenza di extracomunitari. I parcheggiatori abusivi, il nuovo popolo della notte. Meglio: il popolo delle 20.30 in poi, quando le zone di sosta non sono più a pagamento e la possibilità di parcheggiare entra, a pieno quanto illegale titolo, in loro potere.
Il parcheggio nel centro cittadino risulta completamente nelle loro mani: da piazza Moro a corso Cavour, fino al molo san Nicola: qui, solo alcune sere fa due parcheggiatori di colore si sono contesi a spintoni e male parole l’obolo di un euro richiesto all’automobilista di turno. La sfrontatezza più clamorosa? La presenza dei parcheggiatori abusivi in piazza Prefettura. Sotto il Palazzo di Governo.
Ma a Bari, nessuno li denuncia più. «Purtroppo, nel 2019 non è stata sporta alcuna denuncia alla Polizia locale per il reato di estorsione eventualmente subito dal parcheggiatore abusivo» dichiara il comandante della Polizia locale, Michele Palumbo..
«Solo nel 2019 nel campo della lotta contro i parcheggiatori abusivi la Polizia locale ha contestato 159 violazioni – afferma Palumbo --. Per i luoghi cosiddetti sensibili le segnalazioni all'autorità di Pubblica sicurezza hanno determinato l'emissione di 17 “daspo urbani” da parte del questore». La misura del «daspo urbano» è mutuata dal provvedimento che vieta l'accesso alle manifestazioni sportive a soggetti ritenuti pericolosi. Il daspo urbano, quindi, si applica a coloro che limitano la libera accessibilità e fruizione di determinate infrastrutture pubbliche, presidi sanitari, zone di particolare interesse turistico, aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati e pubblici spettacoli.
Nonostante sanzioni, denunce e daspo, sembra crescere il numero delle strade in mano agli «abusivi». «Peraltro - continua Palumbo - il daspo funziona per i sei mesi per i quali è disposto. Poi, il soggetto coinvolto cambia zona e lo ritrovi in un'altra area della città». Non sempre «professionisti» del settore, dunque. Ma sicuramente recidivi, rigorosamente «nullatenenti», spesso arroganti al punto da convivere con i parcheggiatori ufficiali, come in zona cimitero, dove lavorano in pieno giorno. E con una capacità di adattamento creativo alle esigenze del «cliente». Nelle vie parallele a via Sparano, così come in zona Policlinico, non sono pochi coloro i quali, alla sosta in doppia fila, preferiscono affidare le chiavi dell'auto al parcheggiatore abusivo di turno. Tocca a lui inventarsi la soluzione, per esempio girando in tondo per il tempo di sosta richiesto dal proprietario dell'auto. Soluzioni creative a parte, rimane la natura estorsiva del fenomeno: è di solo qualche mese fa il post di una ragazza sulla bacheca di Decaro: non aveva pagato il «caffè» al parcheggiatore di turno, al suo ritorno ha trovato divelto lo specchietto dell'auto. Ma dopo il decreto Sicurezza 113/2018 le condotte illegali sono diminuite? «Diminuite sì - afferma Palumbo - ma non in maniera rilevante».
NIENTE SANZIONI: SI DICHIARANO NULLATENENTI - Cosa dice la legge di fronte ad un fenomeno così diffuso e dilagante? Quali le possibilità di arginarlo se non sconfiggerlo? Ne parliamo con Guglielmo Starace, presidente della Camera penale di Bari.
«I cosiddetti “parcheggiatori abusivi” sono soggetti a sanzioni pecuniarie da 771 euro a 3.101 euro, nonché alla confisca di tutte le somme percepite per l’attività non autorizzata» spiega Starace.
Ecco il primo «ostacolo»: il parcheggiatore abusivo si dichiara, anche quando non lo dovesse essere, «nullatenente». Impossibile applicare la sanzione pecuniaria.
«La sanzione viene applicata nei confronti di coloro che, senza autorizzazione, anche avvalendosi di altre persone, esercitano l’attività di parcheggiatore o guardamacchine, ovvero determinano altri ad esercitarla, anche in aree private aperte all’uso pubblico - continua Starace -. In caso di impiego di persone minorenni oppure dove il caso riguardi un soggetto recidivo, la condotta è punita con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da 2mila a 7mila euro. Inoltre, chi si rende protagonista di tali condotte può essere allontanato per 48 ore, mediante il cosiddetto “mini Daspo” e, in caso di recidiva, fino ad un anno, mediante il cosiddetto “Daspo urbano”. Ovviamente - continua l’avvocato - le suddette sanzioni si applicano ove la condotta non costituisca più grave reato, come ad esempio minaccia, violenza privata ovvero estorsione. Oppure anche truffa nel caso di rilascio di falsa ricevuta».
Secondo ostacolo: solitamente la tentata estorsione non viene denunciata dall’automobilista. Per rassegnazione o timore di ulteriori ritorsioni.
«L’ordinamento, quindi, sanziona variamente, ed anche gravemente ove si pensi che si tratta quasi sempre di situazioni frutto di disagio sociale, condotte di tale genere», afferma Starace.
«Certamente non si può pretendere che una legge elimini del tutto, come per incanto, un fenomeno di tale portata. Certo - conclude Starace - se il Daspo non funziona è anche perché chi pone in essere condotte di tal genere lo fa per stretta necessità e quindi non ha alternative per la sopravvivenza sua e dei suoi familiari»