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Puglia, i nuovi «sfruttati» non lavorano in campagna, ma nel turismo

 
Fulvio Colucci

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Fulvio Colucci

Puglia, i nuovi «sfruttati» non lavorano in campagna, ma nel turismo

I dati dell'Ispettorato: nella Bat il maggior numero di illeciti, poi Foggia e Taranto. Caporalato anche nei trasporti

Sabato 28 Dicembre 2019, 15:07

16:46

In Puglia il lavoro nero migra dalle campagne alle località turistiche. L’immagine non è surreale, anzi. La «sorpresa» giunge dai numeri dell’Ispettorato nazionale del Lavoro: cifre riferite alle ispezioni effettuate nel 2018.

Sono quasi dieci i punti percentuali di distacco tra le irregolarità registrate nei settori del commercio, alloggi e ristorazione (il turismo è compreso in queste voci) e quelle verificate dagli accertamenti in agricoltura: 72 per cento contro 63-65 per cento (anche se all’agricoltura viene associato il comparto costruzioni). Un passaggio storico, appunto. Perché pensare agli sfruttati, sulla base di questi numeri, significa andare oltre i campi di pomodoro della Capitanata, oltre le schiene degli immigrati spezzate dalla fatica sotto il sole cocente. Questa impietosa fotografia mostra i «nuovi» sfruttati: giovani italiani al lavoro in resort, alberghi, pizzerie, bed and breakfast; spesso i nostri figli in cerca di occupazione per costruirsi un pezzo di futuro.

La classifica dei territori pugliesi mostra numeri preoccupanti: restando al lavoro nero, la provincia che registra il maggior indice è la Bat con l’82 per cento, a ruota Foggia (75 per cento), Taranto (63 per cento) e poi le altre con indici al di sotto del 50 per cento.

Ancor più evidente appare il distacco - e quindi il cambio quasi «epocale» - tra l’agricoltura e gli altri settori produttivi se si parla, più in generale, di irregolarità: voce che comprende sia il lavoro nero sia le violazioni relative a orari di lavoro, qualificazioni del rapporto occupazionale, salute, sicurezza, inadempienze contrattuali e altro. In questo caso c’è addirittura uno scarto netto: il 49 per cento registrato nel settore agricolo è a una distanza siderale (25 punti) dal record del settore costruzioni (74 per cento). A seguire i settori trasporti e magazzini (67 per cento), scuole private (quasi il 69 per cento), sanità e assistenza sociale (65 per cento).

Più ombre che luci, quindi, nei numeri pugliesi dell’Ispettorato nazionale del Lavoro rilanciati dal presidente del Comitato regionale Inps Giuseppe Deleonardis nella riunione dello scorso 11 dicembre e citati ieri dal segretario regionale della Cgil Pino Gesmundo durante la conferenza sindacale di fine anno dedicata all’innovazione e a uno studio sul tema. In Puglia sono state recuperate somme evase per oltre 7 milioni di euro, due milioni solo su Bari. Ma, allo stesso tempo, il caporalato «morde». E anche in questo caso l’agricoltura non è più terreno prediletto: le attività di contrasto hanno permesso di far emergere 298 sanzioni per interposizione illecita di manodopera, solo 19 nel settore agricolo perché la prevalenza si è registrata nei trasporti con 145 casi. Il più alto numero di sanzioni a Bari (118) e a Brindisi (108). «A Brindisi - si legge nella relazione di Giuseppe Deleonardis - si segnala che, delle 108 infrazioni, 106 riguardano il settore trasporti. Dati che ci dicono dell’esistenza di collegamento fra caporalato e settore trasporti». Una ulteriore riflessione che fa il paio con ciò che Deleonardis afferma a proposito dell’agricoltura: «La lettura di questi numeri mette in rilievo il fatto che il comparto sia stato quello dove si è registrata la maggiore attenzione dal punto di vista legislativo». Ed è necessario quindi che il legislatore metta mano a interventi negli altri ambiti economici.

Ultimo dato. Deleonardis ha criticato l’esiguità degli interventi effettuati in Puglia: «Le ispezioni hanno interessato 6mila 729 lavoratori su una popolazione attiva di un milione e mezzo di abitanti, lo 0,50 per cento degli addetti. Perciò ritengo intollerabile una situazione in cui le inadempienze contrattuali e il lavoro nero si scaricano negativamente sui diritti del lavoro e di quanti vivono una pesante condizione di sfruttamento».

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