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Il salto di Cristiano Ronaldo e il precedente di Iacovone durante Taranto-Bari, 40 anni fa

 
Lorenzo D'Alò

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Lorenzo D'Alò

Il salto di Cristiano Ronaldo e il precedente di Iacovone durante Taranto-Bari, 40 anni fa

L'altro 'volo' durante il derby nel campionato di serie B 1977-78

Venerdì 20 Dicembre 2019, 11:55

Il fascino della foto in bianco e nero. E la potenza devastante del fermo-immagine. Attimi catturati, malgrado la disparità dei mezzi tecnologici. Iacovone contro Ronaldo. Non è solo un gioco di assonanze visive, di accostamenti della memoria, di similitudini da archivio. È il tempo perso e il tempo ritrovato. Tempo, evidentemente, sospeso. Non trascorso. Quella foto, nella sua fissità, e quel fermo-immagine, nella sua sofisticata riproducibilità, sono la prova che il calcio non ha un prima e non avrà mai un dopo. È già stato tutto visto (la tecnica) e tutto inventato (la tattica). Come se il passato non passasse mai completamente, negando al presente - le partite di ieri, le partite di oggi, le partite di domani - la possibilità di essere l’anticamera del futuro. Insomma, Iacovone è Ronaldo. In volo raggiungono lo stesso cielo.

Erasmo è nello stadio che lo vide fiorire come in una serra a cielo aperto, prima che un tragico schianto lo consegnasse alla dimensione del mito. La partita è Taranto-Bari, campionato di serie B, stagione 1977-78. È il 20 novembre. Da dove provenga il cross, non è fondamentale stabilirlo. Certo è che il pallone piomba in area, dove ad attenderlo non c’è un centravanti. Ma un prodigio di muscolarità e coordinazione. Dire che Iacovone si sollevi da terra non è esatto. Perché Erasmo fa di più: levita. Decolla senza prendere la rincorsa. Si arrampica in aria e colpisce di testa. Allo stacco imperioso e all’impatto frontale col pallone, non seguì il gol. Niente boato, ma lo sguardo ammirato dei 22.141 spettatori paganti diede corpo a una specie di vibrazione prolungata. Iacovone, quel derby, lo decise al 74’, mettendo a sedere il portiere barese con un pallonetto malandrino.

Cristiano è a «Marassi», dentro una notte genovese. Notte di gloria, dunque già vissuta. Perché Ronaldo un gol così lo ha già segnato. Sembra ne possegga il copyright. Siamo allo scadere del primo tempo. La Juve sta pareggiando con la Sampdoria. Alex Sandro lavora in fascia e fa ciò che gli riesce meglio: il cross a spaccare il campo. Ronaldo si muove per «sposarsi» col pallone, segnalato in arrivo da chissà quale radar. Vola Ronaldo, rimbalzando come avesse due molle sotto i piedi. Prima di impattare la sfera, dandole la destinazione desiderata, sembra sedersi sulla spalla del povero Murru. Gesto atletico pazzesco, come conferma la considerevole altezza raggiunta: 2 metri e 56 centimetri. Meno di quel giorno con la maglia del Real contro il Manchester United (2 e 93) o di quella volta con la maglia del Portogallo contro il Galles (2 e 65).

Ma, a ben guardare, ciò che rende identiche, quasi sovrapponibili, le due istantanee, a distanza di 42 anni, non si vede. S’intuisce, soltanto. È lo stupore dei difensori. È l’incredulità dei terzini e degli stopper di Bari e Sampdoria davanti all’enormità del gesto. Al cospetto dell’evento che quasi trascende l’ordine naturale delle cose.

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