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Xylella: in campo nuove varietà resistenti al batterio, c'è speranza

 
Tonio Tondo

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Tonio Tondo

Xylella: in campo nuove varietà resistenti al batterio, c'è speranza

Dopo il Leccino, buone «prestazioni» anche dalla Maiatica, diffusa soprattutto in Basilicata

Sabato 02 Novembre 2019, 09:03

13:15

Possiamo chiamarla la scala dei sintomi, in base alla manifestazione del disseccamento, della malattia da Xylella Fastidiosa, prima osservati e poi studiati con analisi di laboratorio, delle 19 cultivar di origine o ambientamento in Puglia e Basilicata allevate in un campo sperimentale nel Gallipolino, territorio di Parabita, dove c’è la più alta densità di popolazione batterica che sta flagellando la Puglia. Sono le cultivar maggiormente rappresentative del germoplasma olivicolo pugliese, un patrimonio di inestimabile valore. Indichiamo le cinque varietà resistenti oppure promettenti di una resistenza al batterio (oltre al Leccino diventato nel frattempo il benchmark, il riferimento per valutare le prestazioni delle altre cultivar) dopo una dimora di tre anni in mezzo.

Per ogni cultivar sono state messe a dimora 24 piante. E’ il secondo campo sperimentale. Nel primo, area tra Parabita e Ugento, nato nel 2014, subito dopo la caratterizzazione del batterio, è stato osservato e valutato il comportamento di otto cultivar, per un numero complessivo di 200 piante. Ne parliamo con Donato Boscia, responsabile del Cnr di Bari, che ha coordinato e portato a conclusione il progetto di ricerca «Ponte» finanziato dall’Unione europea. Boscia è appena tornato da Ajaccio, in Corsica, dove ha presentato il rapporto a 350 ricercatori di 40 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, il Brasile e il Giappone, direttamente interessati allo studio del batterio e delle sue quattro sottospecie, oltre alle delegazioni scientifiche di molti Paesi europei. Folta la delegazione di Bari, con una trentina di ricercatori, anche loro rientrati dopo un lungo viaggio tra pullman e quattro ore di traghetto. Il testimone della ricerca passa adesso a un’altra pugliese, Maria Saponari, scienziata tenace, che coordina un secondo progetto al quale partecipano ricercatori di numerose università europee.

Presentiamo subito le novità. Dopo il Leccino buone prestazioni della Maiatica, un’oliva con doppia funzione da olio e da mensa, varietà diffusa soprattutto in Basilicata. Dopo tre anni e mezzo dieci piante infettate su 24, sintomi zero. L’accelerazione della malattia si è registrata nell’ultimo anno. Può verificarsi, infatti, che la malattia e gli stessi sintomi si manifestino nel tempo con un’impennata improvvisa. Zero sintomi significa che la malattia è presente ma senza disseccamenti.
Al terzo posto della scala la Toscanina, che al di là del nome che fa pensare subito alla Toscana, è diffusa in Puglia tra le province di Bari e Brindisi. Quindici le piante ammalate su 24. 0,1 il valore di scala del disseccamento, un valore basso ma da osservare ancora nel tempo. Tutte le piante si sono ammalate nell’ultimo anno.

Al quarto posto la Termite di Bitetto, molto buone anche sotto sale o fritte, oltre che per l’olio. La cultivar è molto diffusa nell’area intorno alla cittadina. Al quinto posto la Dolce di Cassano, 0,4 i sintomi di disseccamento su 18 piante invase dal batterio. Chiude questa graduatoria, che definiamo con prudenza virtuosa o promettente per arginare ed offrire altre alternative alle cultivar devastate, l’Ogliastra, proveniente dalla Sardegna. Su 15 piante intaccate dal batterio 0,5 il parametro della sintomatologia.

Passiamo alle notizie negative. Particolare attenzione è stata dedicata al comportamento nei campi di produzione e nei due campi sperimentali della Coratina, varietà strategica della produzione pugliese, molto cara alle comunità baresi e non solo. Impianti di Coratina si sono diffusi in tutta la Puglia. Sotto osservazione costante cinque impianti di Coratina tra Casarano e Ugento. E’ sufficiente osservare direttamente le piante o le stesse foto per capire che purtroppo la Coratina non si più annoverare tra le varietà resistenti («La resistenza – chiarisce Boscia - è data dai geni che ostacolano la moltiplicazione della popolazione batterica nei vasi xilematici. La pianta può essere classificata resistente quando l’effetto dell’azione poligenetica è il contenimento del batterio impedendo l’occlusione dei vasi xilematici e quindi evitando il disseccamento»). La Coratina, purtroppo, lotta di più, resiste due-tre anni in più rispetto all’Ogliarola e alla Cellina di Nardò, ma poi cede al batterio e si avvia al disseccamento. Questo è stato osservato in campo aperto e nei due terreni con le piantine della sperimentazione. Le otto varietà osservate nel primo campo sono Coratina, Leccino, Arbosana, Koromeiki, Arbequina, Cima di Melfi e Frantoio. Ogliarola e Cellina inserite nel secondo gruppo. Solo Frantoio ha dimostrato una certa resistenza. Tutte le altre si sono ammalate con una progressione temporale di moltiplicazione batterica e di sintomi. Tutte con valori altissimi di infezione.

L’osservazione diretta dei ricercatori e le prove in laboratorio hanno confermato la resistenza della Fs17, una pianta che deriva da un miglioramento genetico del Frantoio. Stessi valori del Leccino: 1-2 per cento di insediamento batterico rispetto ai parametri altissimi di Ogliarola, Cellina e purtroppo anche delle altre cultivar studiate. Ma le due varietà, da sole, non possono essere la sola alternativa colturale in Puglia. Per questo la speranza è che i primi risultati sulle altre 4-5 cultivar osservate e analizzate si consolidino nel tempo. Nel frattempo si può solo parlare di una promessa di resistenza alla malattia.

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