Anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è indagato nell’inchiesta della Procura di Foggia relativa alla nomina del commissario di una Asp, nell’ambito della quale la magistratura dauna ha notificato ieri un invito a comparire all’assessore regionale al Welfare Salvatore Ruggeri indagato per corruzione. Ne dà notizia su Facebook lo stesso Emiliano, spiegando di aver «appreso da Ruggeri di essere anche io - scrive - sottoposto ad indagini preliminari».
LA CONVOCAZIONE IN PROCURA DI RUGGERI
L’assessore al Welfare della Regione Puglia, Salvatore Ruggeri, è stato convocato in procura dal pm Marco Gambardella che - con l’aggiunto Antonio Laronga - coordina un fascicolo in cui sarebbero confluiti accertamenti su alcuni esponenti politici locali e regionali. All’esponente Udc - per quanto è stato possibile ricostruire ieri - sono contestate irregolarità nella nomina del commissario per l’Azienda di servizi alla persona «Castriota e Corropoli» di Chieuti, dove nel 2018 si è dimesso tra le polemiche l’intero consiglio di amministrazione. L’inchiesta della Procura di Foggia - in base ai contenuti dell’invito a presentarsi notificato ieri a Ruggeri - sembrerebbe basata sulle intercettazioni disposte sulle utenze di un altro politico, attraverso cui la Finanza avrebbe ricostruito l’episodio.
Ruggeri, però, si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Nei prossimi giorni - fanno sapere i legali dell’uomo - chiariremo l’intera vicenda».
Era stato lo stesso Ruggeri, ieri, a rendere noto pubblicamente di aver ricevuto l’avviso di garanzia dopo averne informato i vertici della Regione. «Sono tranquillo - ha detto - e posso chiarire tutto».
COSA PREVEDE LA LEGGE
La legge regionale 15/2004 prevede, dopo le dimissioni del cda di una Asp, la possibilità di commissariamento. I vertici delle Asp (prima si chiamavano Ipab) sono da sempre di nomina politica: serve un decreto del presidente della giunta regionale, e l’istruttoria viene effettuata dall’assessore al Welfare. Secondo l’accusa, in un primo tempo Ruggeri avrebbe individuato un commercialista salentino, Eusebio Ferraro, ma le pressioni dell’interlocutore lo avrebbero spinto su un avvocato foggiano, Cosimo Titta. L’istruttoria tecnica che porta alla nomina, tuttavia, non è mai stata perfezionata in quanto non sono mai stati prodotti i curriculum su cui si basa il procedimento di designazione.
L'INCHIESTA PARTE DA APPALTI ASL
L’inchiesta ha ovviamente creato agitazione, ma va notato che - a differenza di quanto avvenuto per i due casi precedenti di avvisi di garanzia in giunta (le accuse a Gianni Giannini, poi archiviate, e quelle a Filippo Caracciolo) - stavolta Emiliano non ha preteso le dimissioni dell’assessore Ruggeri: per chi conosce il governatore, è un segnale molto forte. L’industriale salentino, 69 anni, ex senatore, è un uomo di fiducia del governatore (è stato lui stesso a volerlo in giunta, come esterno, al posto del genero Totò Negro prematuramente scomparso) che si occupa di Welfare e che più volte, in passato, aveva offerto le dimissioni.
L’inchiesta di Foggia, aperta da tempo, sembrerebbe avere nel mirino alcuni appalti della Asl e sembrerebbe essere basata sulla denuncia di irregolarità nell’ambito di una procedura di internalizzazione (anche questa non ancora completata). È in questo ambito che negli scorsi mesi la Procura ha ascoltato a lungo come testimone, tra gli altri, il direttore generale della Asl, Vito Piazzolla.
EMILIANO: RISPONDO PER UNA NOMINA MAI FATTA
Nel lungo posto su Facebook che il presidente Emiliano titola «Per dovere di verità» e in cui annuncia di essere indagato, il governatore pugliese dice di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, ma di voler "comunicare la notizia per dovere di trasparenza verso i miei concittadini». «L'accusa - spiega - consiste nell’avere ricevuto indicazioni politiche da un consigliere regionale per nominare commissario di una Asp una determinata persona. E ció, nonostante io abbia ritenuto di non accogliere tale indicazione formulatami sin dal febbraio 2019, tanto che nessuna nomina è stata effettuata sino ad oggi. Non ho accolto l’indicazione nominativa ricevuta, avendola ritenuta non pienamente soddisfacente alla luce delle mie prerogative discrezionali».
«Rispondo dunque per una nomina mai effettuata - aggiunge - per non avere mai accolto le indicazioni di coloro che la peroravano».
«Credo di essere il primo pubblico amministratore - continua il presidente Emiliano - chiamato a rispondere per una nomina mai effettuata. Anzi per avere respinto la legittima indicazione politica ricevuta da un membro della assemblea legislativa regionale membro della maggioranza di governo che aveva pieno titolo di propormi un nome per quell'incarico. Sono dunque chiamato a rispondere di un reato contro la pubblica amministrazione (che prevede la adozione di un atto amministrativo come elemento costitutivo del reato stesso) senza averlo mai adottato nonostante siano passati mesi e mesi dalla indicazione ricevuta».
Emiliano ci tiene a sottolineare che le indicazioni sulle nomine, «alle volte pittoresche, veementi, fondate su pressioni e interessi politici, finanche elettorali in alcuni casi», sono comunque «sempre legittime perché finalizzate all’esercizio di un potere assolutamente discrezionale». «Quel che sinceramente fatico a comprendere - conclude il presidente - è come si possa pensare che un reato sia stato commesso rigettando l’indicazione ricevuta. Resta comunque ferma per principio la mia fiducia nella giustizia alla quale chiedo celerità negli accertamenti».