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Ferrovie Sud-Est, cadono i sequestri ai creditori del concordato, Riesame sblocca 25mln di euro

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Ferrovie Sud-Est, cadono i sequestri ai creditori del concordato, Riesame sblocca 25mln di euro

foto Luca Turi

La Procura aveva chiesto di bloccare i pagamenti a chi è stato ritenuto responsabile del dissesto della società

Giovedì 10 Ottobre 2019, 13:18

I crediti per oltre 25 milioni che alcuni degli imputati per il crac di Ferrovie Sud-Est vantano nell’ambito del concordato preventivo non potevano essere sequestrati perché «risultano “contestati” ed attualmente sub judice». Il 30 settembre il Riesame ha annullato la decisione con cui il Tribunale a giugno aveva accolto la richiesta della Procura finalizzata a evitare il pagamento di quelle somme a persone accusate di aver contribuito al dissesto della società. E così ieri i giudici della Prima sezione hanno disposto il dissequestro anche per chi non aveva fatto ricorso.

Il sequestro riguardava gli 11,6 milioni di crediti vantati dall’avvocato romano Angelo Schiano, ritenuto dall’accusa amministratore occulto di Fse, dalla famiglia Cezza che aveva ottenuto un contratto milionario per gestire l’archivio storico di Sud-Est (240mila euro), e da Sandro Simoncini, il proprietario della sede romana presa in fitto dall’ex n. 1 Luigi Fiorillo (1,8 milioni). Poi i crediti delle cinque società imputate: Centro Calcolo (3,8 milioni), Bit (5 milioni) e Entel (1,3 milioni) dell’imprenditore Ferdinando Bitonte che gestivano i servizi informatici, Prato Engineering dell’ingegnere salentino Vito Antonio Prato (600 mila euro), Svicat dell’imprenditore leccese Fabrizio Camilli, fornitore di carburante (200 mila euro). Infine le società non coinvolte nel processo per bancarotta: i 200mila euro vantati dalla Vittucci sas di Fausto Vittucci, certificatore dei bilancio di Fse (200 mila euro), poi Sil (500 mila euro) e Sintass (6 mila euro).

Il Riesame (presidente Romanazzi, relatore Romanelli) ha richiamato il principio di «fluidità» del passivo concordatario, non essendoci una fase di accertamento dei crediti che dunque non sono certi, liquidi ed esigibili. In più, Sud-Est ha avviato una serie di giudizi proprio per accertare l’insussistenza di questo e di altri crediti. Come dire che, al momento, i creditori (del concordato)-imputati (nel procedimento penale per bancarotta) non hanno modo di farsi pagare se non interverrà prima una pronuncia di un giudice sulla legittimità delle somme. Parliamo di parcelle legali (per Schiano), di progettazione (per Prato), o comunque di crediti derivanti dai contratti stipulati nel corso del tempo con l’ex amministratore Fiorillo. La Procura (il pool guidato dall’aggiunto Roberto Rossi) aveva ritenuto di chiedere il sequestro preventivo finalizzato alla confisca proprio per evitare che i soldi, ritenuti provento di reato, potessero scomparire.

Il processo per bancarotta è in corso davanti alla Prima sezione e riprenderà a breve con l’ascolto dei consulenti dell’accusa. Nel corso del tempo il Riesame e la Cassazione hanno revocato una parte delle misure cautelari emesse a gennaio 2018. L’unico maxisequestro che resta in piedi è quello, disposto in sede civile nell’ambito dell’azione di responsabilità nei confronti di Fiorillo per circa 130 milioni di euro: materialmente, però, sono stati trovati circa 10 milioni che sono anche oggetto dei sequestri penali.

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