BARI - «Ci sono stati elementi caratteriali incompatibili nell’espletare le nostre deleghe. Chi è delegato deve svolgere il suo compito in autonomia. In alcuni casi il presidente è stato la Cassazione che modifica le strategie. Ci sono state decisioni che non ho condiviso e così si è arrivati al coronamento nefasto. Prendo atto che non si può lavorare così». Con queste parole Leonardo Di Gioia ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni da assessore regionale all’Agricoltura durante una conferenza stampa fiume nel Palazzo del Consiglio regionale, evidenziando in passaggi tecnici le criticità su Psr, organico dell’assessorato, caso Xylella e rapporti con le confederazioni agricole. Di Gioia ha anche sottolineato che per svolgere al meglio le sue funzioni era necessaria «la legittimazione politica», la «condivisione del presidente» e la «comprensione» del mondo agricolo «in un mondo che cambia».
Sul piano politico il consigliere regionale foggiano ha rinnovato la sua adesione al programma della maggioranza, ribadendo che i suoi valori «sono di centrodestra». «Lo sapeva Vendola e lo sa Emiliano. La nostra - ha sottolineato - non è una coalizione ideologica, ma fondata su un programma scritto con le sagre. Emiliano non ci ha chiesto da dove venivamo, ma dove volevamo andare. Quindi, rimango in Consiglio per votare il programma del civismo con il centrosinistra. Non farò mancare i numeri. Altri con il voto segreto hanno 'votato contrò facendo la morale a me». Nella conclusione ha spiegato anche il rapporto con la Lega: «Con il ministro Centinaio è nata un’amicizia. Alle Europee ho indicato ai miei elettori il candidato leghista Massimo Casanova, poi eletto, che può dare risposte al territorio. Non ho aderito al Carroccio, ma ritengo che rappresenti questioni congrue come l’Europa attenta a pesca e agricoltura, con pratiche meno invasive. Passaggi nella Lega? Non sono all’ordine del giorno, la Lega rispetta l’autonomia organizzativa dei territori».