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Ritorno alle radici
Paolo Pinnelli
21 Aprile 2019
Buona Pasqua a tutti. Anzi, per dirla alla sua maniera: «Buona Pesqua!». Già, perché gli auguri personalissimi, affidati in esclusiva alla Gazzetta, sono quelli del «Pasquale» più amato d'Italia: Lino Banfi, al secolo, Pasquale Zagaria. «Auguri ai pugliesi, ai lucani, alla nostra Matera Capitale della Cultura e alla nostra cara Gazzetta».
Per il Lino nazionale è una Pasqua di «amarcord», nella sua Canosa, insieme alla moglie Lucia, che proprio nel giorno di Pasqua, festeggia il suo ottantunesimo compleanno. Una Pasqua, ed un compleanno, rivivendo i luoghi della loro giovinezza, dei loro incontri, del loro «fugace» matrimonio.
«In canosino avremmo detto: una Pasqua di m’arr-cord, una Pasqua di ricordi. Dalle processioni, che da tempo non vedevo, ai riti, fino ai luoghi che, insieme alla mia Lucia stiamo rivivendo. Una amarcord-terapia consigliata dal professore che cura mia moglie» racconta sottovoce mentre la sua voce si incrina per pochi attimi.
Poi Lino si scuote e subito riparte alla grande. «È un ritorno a Canosa che parte da quella sacrestia della chiesa di san Francesco dove, il 1° marzo del 1962 il prete, padre Stefano ci sposò, alle sei del mattino».
Così presto? «Certo, un matrimonio veloce perché avevamo fatto la fuitina. Quindi era come se avessimo fatto una cosa gravissima, un delitto» dice sorridendo, riferendosi soprattutto ai ben 57 anni trascorsi con la sua Lucia accanto, a conferma di quanto quella «non fugace» promessa sia ancora oggi ferma e ferrea. Coppie di altri tempi.
«Fu un matrimonio celebrato in pochi minuti – racconta ancora Lino - “Vuoi prendere come sposa eccetera eccetera? Si. E tu, vuoi...? Si. Finito. Tant’è che dissi a padre Stefano: com’è che i matrimoni sono normalmente lunghi e finiscono tardi e noi abbiamo già finito?»
E lui che rispose? «Mi disse: ma voi avete fatto una cosa cattiva!» dice quasi sogghignando.
Il ricordo di quell’alba marzaiola è ben impresso e fa parte dei ricordi più cari di Lino Banfi. «Lucia deve rivedere tutti questi luoghi, quelli cari a me e lei, deve ricordarli. I luoghi della Canosa “nostra”, dei posti dove ci vedevamo di nascosto, perché i genitori di lei non volevano, ma anche della Canosa di tutti noi dalle chiese agli ipoegi e ai siti archeologici. Del resto non è un caso che, quando ho ricevuto la nomina di ambasciatore dell’Unesco, abbia detto subito al ministro Bonisoli che avevo già da tempo candidato Canosa a patrimonio dell’Unesco». Poi una frecciatina: «Adesso che sono ambasciatore vediamo di concretizzarla al più presto questa designazione, ma nel frattempo spero che i canosini, e l’amministrazione, si diano da fare con gli investimenti».
Lino Banfi torna spesso a Canosa, ma questa volta c’è un motivo in più, anzi, un motivo uno: lo fa per festeggiare il compleanno della sua Lucia con la sua famiglia e con gli amici più cari, non già in un luogo qualsiasi, o nella casa di Roma, ma «a Canosa».
E rivela: «A noi non è mai successo, da quando ci siamo sposati. Del resto una volta, ai miei tempi, i compleanni possiamo dire che non si festeggiavo nemmeno - dice Lino Banfi – io e Lucia, a Canosa non ne abbiamo mai festeggiato uno. Quest’anno invece siamo a Canosa, nella nostra Canosa, ospiti dello chef Nicola Luisi, titolare del ristorante “la Terrazza”: un caro amico con il quale scambiamo pareri ed esperienze gastronomiche sul filo della tipicità pugliese e canosina, uno scambio culinario tra il suo ristorante e la mia “Orecchietteria” di Roma. Lui apre il ristorante solo per noi, la sera di Pasqua.
Per il compleanno di Lucia: del resto gli amici, come si dice, si vedono... anche a tavola, o no? Ma, Paolo – mi avverte sorridendo - mi raccomando: lo dico solo a te a agli amici della Gazzetta. Che resti un segreto tra noi».
E segreto sia, ma non senza la «sorpresa» pasquale (e a Lucia!!)! Auguri dalla Gazzetta.
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