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La Cgil riparte da Bari, via al congresso per il dopo Camusso

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

La Cgil riparte da Bari, via al congresso per il dopo Camusso

Da oggi fino a venerdì, alla Fiera del Levante, il capoluogo pugliese ospiterà infatti la 18esima assise nazionale della Confederazione

Martedì 22 Gennaio 2019, 09:43

BARI -A 43 anni dal congresso che confermò Luciano Lama alla guida del «sindacato rosso», la Cgil riparte da Bari. Da oggi fino a venerdì, alla Fiera del Levante, il capoluogo pugliese ospiterà infatti la 18esima assise nazionale della Confederazione. Quella, nello specifico, che segnerà l’addio della segretaria uscente, Susanna Camusso, arrivata al limite dei due mandati, e vedrà l’ex leader della Fiom, Maurizio Landini, indicato dalla maggioranza della segreteria, e Vincenzo Colla contendersi la successione (dei due candidati riferiamo a parte, ndr). A meno di sorprese dell’ultimo minuto, sarà assente il premier Giuseppe Conte, pur invitato, mentre in platea è atteso il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, e alcune personalità politiche a cominciare dai candidati alla segreteria del Partito democratico Maurizio Martina e Nicola Zingaretti.

I lavori, in realtà, sono iniziati ieri con la conferenza internazionale «Il futuro del movimento sindacale europeo e internazionale. Crisi della democrazia e populismo, rivoluzione digitale e tendenze della globalizzazione». Temi caldi che interrogano il futuro del sindacato e inaugurano la discussione vera e propria che s’avvierà oggi con la relazione della Camusso, preceduta dal saluto del sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro, e dall’apertura dei lavori di Gigia Bucci, segretario generale della Cgil Bari. A seguire, il saluto di Carla Nespolo, presidente nazionale Anpi, e gli interventi dei segretari generali di Cisl e Uil Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo. Infine, in serata, lo spettacolo «Il mondo non sarà più come prima» allo Showville di Bari (ore 21.30), aperto alla cittadinanza e dedicato alle lotte operaie del ‘69.

Facile ipotizzare che la Camusso - incerta sul suo futuro («Cosa farò dopo? Lo deciderà la Cgil») - passerà in rassegna battaglie e proposte degli ultimi anni, attraversando alcuni nodi cruciali della stagione appena conclusa (ad iniziare dal Jobs Act) e di quella in corso. Dura, infatti, la condanna della Manovra gialloverde: «Il reddito di cittadinanza e quota 100 dicono che non c’è una risposta sul tema degli investimenti e del lavoro. Se poi consideriamo anche il calo della produzione industriale - ha chiarito la Camusso - direi che siamo in una fase di arretramento. Si tratta di una manovra ciclica, che crea stagnazione, anziché contrastarla». Considerazioni propedeutiche alla manifestazione del 9 febbraio a Roma che vedrà Cgil, Cisl e Uil in piazza, unitariamente, per dar voce «al grido di sofferenza di lavoratori e pensionati».

Se domani sarà invece il giorno della Lectio Magistralis di Rosy Bindi dedicata al «40esimo anniversario della riforma sanitaria», sarà giovedì il giorno dell’elezione del nuovo segretario, dopo la nomina degli organi statutari. La partita fra Landini e Colla è aperta in un testa a testa (con tiepide speranze di ricucitura) del tutto inusuale e, soprattutto, muove dalla condivisione del medesimo documento congressuale, «Il lavoro è», forte del 98% dei consenso.

Sullo sfondo della battaglia interna, naturalmente, sopravvivono i temi cruciali e trasversali: lavoro, diritti, Sud. Proprio la scelta barese, infatti, costituisce un segnale politico inequivocabile: «Io lo definirei un controcanto - spiega la Bucci - rispetto ad un governo e a una maggioranza che incoraggiano processi di autonomia rafforzata, come quelli di Lombardia e Veneto, capaci di mettere in pericolo l’unità nazionale. Noi, invece, ripartiamo dal Mezzogiorno». L’assenza dell’esecutivo al Congresso è invece letta dal segretario come «un atto di coerenza: hanno fin dall’inizio deciso di non dialogare con le forze sindacali e si comportano di conseguenza. C’è questa idea del rapporto “uno a uno” con i lavoratori che attenta al ruolo delle forze intermedie». Quanto a Bari, invece, «è una città viva, non solo dal punto di vista imprenditoriale, con tante imprese grandi e piccole desiderose di investire sul territorio, ma anche e soprattutto da quello dei valori democratici. Lo dimostra la sua storia - conclude la Bucci - che si attualizza ogni giorno»

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