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Bari, bimbo 6 anni morto di polmonite. Familiari: così lo abbiamo visto morire

 
Luca Natile

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Luca Natile

Bari, bimbo morto di polmonite. I genitori: così abbiamo visto morire nostro figlio

Le difficoltà respiratorie, l'aspirazioni, i ricoveri, gli arresi cardiaci e oltre un mese di agonia e il tempo perso

Sabato 08 Dicembre 2018, 10:23

10:26

Il direttore generale del Policlinico di Bari, Giovanni Migliore, ha affidato al professor Alessandro Dell’Erba, medico legale, l’indagine amministrativa sulla morte del bambino di 6 anni, avvenuta giovedì nell’ospedale Pediatrico Giovanni XXIII, dove il piccolo paziente era ricoverato dallo scorso 20 ottobre per una polmonite che aveva provocato anche un accumulo di liquido all’interno della cavità pleurica. Professore di Medicina Legale penalistica e Deontologia Medica, il dottor Dell’Erba è anche coordinatore dell’unità operativa di Rischio clinico dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Consorziale Policlinico alla quale è collegato l’Ospedaletto. Spetterà a lui e ad una speciale Commissione d’inchiesta interna ricostruire, passaggio dopo passaggio, il percorso compiuto dal piccolo paziente e accertare se il bambino abbia subito un qualsiasi danno imputabile alle cure mediche prestate durante il periodo di degenza. Da accertare inoltre se un «evento avverso» abbia provocato un prolungamento del periodo di ricovero e il peggioramento delle condizioni di salute, fino alla morte.

Se l’Azienda sanitaria è impegnata ora sulla valutazione del cosiddetto «rischio clinico», la Procura della Repubblica, dal canto suo ha aperto un fascicolo di inchiesta che al momento non vede iscrizioni nel registro degli indagati. Dopo aver disposto il sequestro della documentazione clinica, il Pm di turno Baldo Pisani, come vuole la prassi ha inviato il fascicolo al Procuratore aggiunto Alessio Coccioli, che coordina il pool di pubblici ministeri che indagano anche sui presunti casi di malasanità.
Nelle prossime ore verrà affidato l’incarico per l’autopsia, una indagine che potrebbe fare piena luce sul caso.

Ma ecco la ricostruzione dei fatti elaborata sulla scorta del racconto fatto dai familiari che attraverso il loro legale di fiducia, l’avvocato Domenico Ciocia, hanno presentato denuncia alla Polizia di Stato. Il 13 ottobre il bambino viene ricoverato per la prima volta nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII. Accusa difficoltà a camminare e per questo i medici decidono di ricoverarlo nel reparto di Neurologia e di sottoporlo ad una risonanza magnetica dell’encefalo. Evidentemente si vuole escludere che vi siano anomalie a carico del cervello e del midollo spinale. I genitori raccontano che il piccolo avvertiva problemi respiratori e febbre che vengono curati con tachipirina. Dopo tre giorni arrivano le dimissioni. Il perdurare dei sintomi spinge la famiglia a rivolgersi prima al proprio pediatra e poi, il 20 ottobre, ad uno studio privato per una radiografia toracica che evidenzia i segni tipici della polmonite aggravata da un versamento pleurico. Il giorno stesso il bambino viene ricoverato per la seconda volta.

La diagnosi è confermata. Il paziente, sottoposto ad una cura con antibiotici passa dal reparto Malattie infettive a quello di Chirurgia. Siamo alla fine di ottobre. È urgente liberare i polmoni. Il versamento pleurico è grave e giocoforza si rende necessario ricorrere all'utilizzo della tecnica della toracentesi. Si tratta di una manovra invasiva che permette di aspirare liquidi dalla cavità pleurica. I medici però non fanno in tempo ad eseguire l’intervento. Nella fase pre-operatoria, quando ancora l’ago aspiratore non ha toccato la sua pelle, il bambino va in arresto cardiaco per tre volte. Perde conoscenza, non riesce più a respirare da solo e viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Per un mese resta in uno stato di profonda incoscienza che lo porta fino alla morte. Il sospetto dei genitori, che ora chiedono alla magistratura di accertare, è che vi sia stato un ritardo nella diagnosi e quindi nella somministrazione di cure adeguate.

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