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Gioco d'azzardo, a Bari anche i 15enni seguiti dal dipartimento Asl

 
G. Flavio Campanella

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G. Flavio Campanella

Gioco d'azzardo, a Bari anche i 15enni seguiti dal dipartimento Asl

Intanto i gestori mettono a punto una serie di restrizioni per evitare gli abusi

Lunedì 29 Ottobre 2018, 09:00

BARI - Il gioco d’azzardo, il cui giro d’affari ha ormai superato i 100 miliardi di euro all’anno, è un fenomeno che ha enormi ricadute sociali. Non a caso, per finanziare il contrasto della ludopatia (patologia che rientra dal 2013 nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza), la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha dato parere positivo al decreto che ripartisce 100 milioni del Fondo per il gioco d’azzardo patologico in modo da garantire le prestazioni di prevenzione e riabilitazione dei soggetti coinvolti. La suddivisione avviene in base ai criteri per quote di accesso, gli stessi usati per il Fondo Sanitario Nazionale. Alla Puglia andranno 3,3 milioni. I giocatori d’azzardo interessati da comportamenti ludopatici patologici sarebbero in Italia almeno 400mila, una crescita esponenziale rispetto ai 100mila stimati nel 2010. In realtà, stabilire una cifra precisa, in un Paese cui va il primato di una diffusione capillare delle slot machine e della vendita eccessiva di Gratta e Vinci, è molto complicato (solo a Bari ci sono in sale, bar e tabaccherie circa 1.500 macchinette, cinque ogni mille abitanti, mentre sono quasi 7mila in tutta la provincia). L’unico riferimento certo è il dato dei giocatori d’azzardo patologici censiti, perché in cura, dalle Asl (ma ce ne sono altri che si affidano ad associazioni come Giocatori Anonimi): complessivamente nel 2017 erano 13mila, di cui 302 a Bari (vedi tabella). Il dato barese però è destinato progressivamente a crescere, se si considera che già rispetto al 2016 c’è stata la presa in carico di 96 nuovi utenti, un terzo del totale. Una percentuale allarmante, soprattutto se si focalizza l’attenzione sul fatto che tra i nuovi ingressi ci sono anche tre casi riguardanti giovani tra i 15 e i 19 anni.

«E i dati del 2018 mostrano un lieve fisiologico aumento - spiega Antonello Taranto, direttore del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl Bari - tenuto conto però che noi vediamo soltanto la punta dell’iceberg e cioè i malati che hanno preso coscienza del loro problema. Nella parte sommersa ci sono coloro i quali ancora sono nel limbo: i giocatori problematici, cioè quelli che spendono molto ma hanno ancora il controllo della situazione, e i giocatori che si divertono. I malati che vengono da noi sono prevalentemente obbligati a curarsi da parenti adirati, se non disperati, per i guai economici»...Leggi il resto dell'inchiesta del collega Flavio Campanella sulla nostra digital edition 

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