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Brindisi, scandalo Multiservizi
In 9 a giudizio, anche ex assessore

 
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Dopo l'arresto di un dirigente: fece convogliare voti su Pasquale Luperti accusato di aver fatto rimuovere un topo morto da un'abitazione provata

Martedì 16 Ottobre 2018, 19:16

Sei persone sono state rinviate a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulla Multiservizi di Brindisi con accuse a vario titolo di minaccia elettorale, ricettazione e peculato. Altre tre indagate, tra cui l’ex assessore e consigliere comunale di Brindisi Pasquale Luperti, hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Quando l'inchiesta portò all’arresto nel maggio scorso di un dirigente della Multiservizi accusato di avere fatto pressioni per convogliare voti su Luperti, l’ex assessore (anche lui indagato) rinunciò alla ricandidatura alle amministrative: ora andrà a processo con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio per la rimozione di una carcassa di topo in una abitazione privata.

L’ingresso in politica di Luperti aveva suscitato in passato polemiche perchè l’ex assessore è figlio e nipote di Antonio e Salvatore Luperti, entrambi uccisi nell’ambito di una guerra di mala scoppiata alla fine degli anni Novanta per il controllo dei traffici di sigarette di contrabbando.

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini sulla Multiservizi coordinate dal pm Giuseppe De Nozza, nel 2016 vi sarebbero state pressioni, all’interno della partecipata, per dirottare il voto in vantaggio di Luperti. La minaccia elettorale è contestata all’ex direttore del personale di Multiservizi, Daniele Pietanza, ai domiciliari dopo l’arresto del maggio scorso. Il gup ha ammesso come parte civile l’azienda il cui amministratore unico, Giovanni Palasciano, chiede danni patrimoniali ma anche morali alla reputazione all’immagine.

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