Incarcerato due volte per la stessa condanna. Michele Terlizzi, 33 anni, di Cassano delle Murge, ha vissuto l’amara esperienza di un déjà-vu carcerario. È finito dietro le sbarre due volte per espiare la medesima pena. Quando si è ritrovato tra le mani l’ordine di esecuzione con il quale la Corte di appello disponeva la sua reclusione, il cuore ha smesso di battere e per qualche secondo ha perso i sensi e la coscienza.
Ha pensato a uno scherzo di cattivo gusto. Con sgomento ha dovuto prendere atto invece che quell’ordine di carcerazione era autentico. Eppure lui quei 4 anni e 8 mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio li aveva scontati tutti, tra carcerazione preventiva ed espiazione definitiva, fino all’ultimo giorno. Aveva riacquistato la libertà nel settembre del 2017 con la solenne promessa di rigar dritto. Martedì mattina, le porte del carcere si sono riaperte per accoglierlo nuovamente e Michele Terlizzi ha trascorso il primo giorno da galeotto per la stessa sentenza. Un Déjà vu amarissimo. A scongiurare l’ingiusta detenzione è stato il suo difensore, l’avvocato Nicola Lerario che ai magistrati della Procura generale ha dimostrato, atti alla mano, come il suo assistito aveva già scontato la pena definitiva e di come si fosse giunti a quel punto a causa di un equivoco. La Corte di Cassazione, infatti, aveva sì annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello relativamente alla posizione di Terlizzi ma questo «limitatamente alla pena accessoria della sospensione della patente di guida con rinvio per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di Appello di Bari». L’iter processuale si era quindi sdoppiato seguendo due strade differenti. Dopo meno di un giorno di «cella bis»» è stato scarcerato.