BARI - La maxigara unica per le mense degli ospedali pugliesi dovrebbe essere bandita entro settembre, dopo il via libera del cda di InnovaPuglia al disciplinare predisposte dalla Asl Bari. Ma nel frattempo le Asl continuano a fare appalti. E i costi del servizio aumentano. Brindisi ha aggiudicato due giorni fa una gara-ponte per 12 mesi (prorogabili di altri sei): dal mese prossimo, dopo il subentro alla Gemeaz Elior, la Asl spenderà il 5% in più.
A DUSSMANN CON IL 5% IN PIU' - Il nuovo appalto è stato vinto dalla multinazionale tedesca Dussmann (che non risulta possedere impianti per la ristorazione sul territorio), che ha presentato un’offerta di 14,12 euro per giornata alimentare: sono cinque centesimi in meno rispetto alla base d’asta, e circa 70 centesimi in più rispetto al costo del servizio precedente (scaduto nel 2012 e prorogato cinque volte) che valeva 13,43 euro per giornata alimentare. Più del prezzo di riferimento Anac (13,70 euro). Dussman gestisce tra l’altro il servizio di pulizia nelle scuole pugliesi ed è nel mirino di un’indagine della Procura di Roma che riguarda gli appalti Consip.
I COSTI DEL SERVIZIO - Ma il tema pugliese è un altro e riguarda appunto i costi del servizio mensa. L’appalto centralizzato per i 39 ospedali e Pta vale circa 300 milioni di euro e, a quanto sembra, il prezzo a base di gara sarà sensibilmente più alto del riferimento Anac (16,44 euro, cioè 13,70 incrementati del 20%): una scelta giustificata con la necessità di non comprimere la concorrenza (chi non ha strutture in Puglia dovrà fare gli investimenti necessari ad allestire i centri cottura). E tuttavia, rispetto ad un appalto piccolo come Brindisi (che conta solo sei strutture da servire), i ribassi nella gara unica dovrebbero essere sensibilmente maggiori.
TROPPI CENTRI COTTURA - L’anomalia sta nell’attuale organizzazione sul territorio, poco efficiente, che vede l’utilizzo di troppi centri cottura (alcuni dei quali non adeguati alle normative) e pochi controlli: fino a quando l’ex direttore generale della Asl Bari, Vito Montanaro, non ha incrociato tutti i dati, nessuno sapeva nemmeno qual è il fabbisogno dei singoli ospedali. Non è un caso se l’ultima rilevazione Anac, riferita ai dati di gennaio, vede la Puglia maglia nera in Italia per il costo della ristorazione ospedaliera: 13,96 euro medi a giornata alimentare contro i circa 10 euro di una Regione virtuosa (sul punto) come le Marche e gli 11,74 euro di prezzo medio nazionale. In quei due euro di differenza sono raccolte le inefficienze organizzative, ma anche - secondo l’Anac - fenomeni di altro genere come i possibili casi di corruzione.
IL RISCHIO AUMENTO COSTI - Ecco perché la moltiplicazione dei centri cottura, che alcuni sindacati autonomi stanno cercando di ottenere a tutti i costi per evitare ai lavoratori di doversi trasferire, rappresenta un problema non secondario: mantenere due cucine industriali da 1.000 pasti per utilizzarle a metà avrebbe ripercussioni non secondarie sul prezzo finale. La Puglia, che a fine anno dovrà dimostrare al ministero dell’Economia di meritare l’uscita dal Piano operativo (il commissariamento soft della sanità) ha promesso di risparmiare dal 15 al 30% attraverso gli appalti centralizzati, destinando i soldi al finanziamento delle assunzioni. Ma con queste premesse, almeno sulle mense, la strada è in salita. [m.scagl.]