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Crac Sud Est, il gip lascia Fiorillo
e altri cinque ai domiciliari

 
Redazione online

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Sud-Est, dolce vita di Fiorillo «Un milione in pranzi e cene»

Dopo il rinvio a giudizio di 15 imputati respinte le istanze di remissione in libertà dell'ex amministratore delle Ferrovie concesse

Venerdì 27 Luglio 2018, 19:42

Il gup del Tribunale di Bari Francesco Pellecchia ha rigettato tutte le istanze di revoca degli arresti domiciliari presentate dagli imputati nel processo sul crac da 230 milioni di euro di Ferrovie Sud Est. Ieri il giudice aveva rinviato a giudizio 15 imputati (il processo inizierà il 3 ottobre), tra i quali Luigi Fiorillo, già commissario governativo, legale rappresentante e amministratore unico della società, e altri 14 tra ex amministratori della società e imprenditori, e aveva ratificato un patteggiamento.
Al termine dell’udienza preliminare si era riservato sulle richieste di revoca delle misure cautelari alle quali sono sottoposti dallo scorso 1 febbraio sei degli imputati. Restano quindi ai domiciliari Luigi Fiorillo, Angelo Schiano, legale della società e ritenuto socio occulto, e quattro imprenditori. «L'attenuazione delle esigenze cautelari - scrive il giudice nei provvedimenti di rigetto - non può essere desunta dal solo decorso del tempo di esecuzione della misura o dall’osservanza puntuale delle relative prescrizioni».

«Nell’arco di oltre un decennio - motiva il gip con riferimento alla posizione dell’ex amministratore, richiamando il precedente provvedimento del Tribunale del Riesame - Fiorillo ha praticamente improntato tutta la gestione delle Ferrovie Sud Est in un’ottica distrattiva e dissipatoria negli ambiti più disparati senza alcun ritegno mediante spese ed incarichi d’oro anche per prestazioni superflue in concorso con ex dirigenti e consulenti ed è stato fermato solo perché destituito dal suo incarico».
«Pur dopo la cessazione dell’incarico presso la Fse (in data 24 novembre 2015), ovvero dal 2016 al 2018, - continua il gip - Fiorillo ha continuato a tenere un elevato tenore di vita, il che fa presumere che lo stesso, in forma anche occulta, continui ad espletare attività economiche nell’ambito delle quali può ben ritirare condotte che offendono lo stesso bene giuridico di quello in esame».

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