Sabato 25 Ottobre 2025 | 17:58

Omicidio Trotta a Vieste, la difesa di Bonsanto: «Un certificato medico lo scagiona dalle accuse»

Omicidio Trotta a Vieste, la difesa di Bonsanto: «Un certificato medico lo scagiona dalle accuse»

 
Omicidio Trotta, un certificato medico scagiona Bonsanto dalle accuse

L’alibi a sorpresa tirato fuori in corte d’assise a Foggia

Sabato 25 Ottobre 2025, 14:33

14:40

Colpo di scena ieri in corte d’assise a Foggia: secondo la difesa un certificato medico smentirebbe la tesi accusatoria. Tre pentiti avevano raccontato in aula in precedenti udienze che Angelo Bonsanto, trentaseienne di Lesina, arrivò a Vieste il pomeriggio del 26 luglio 2027; rimase a mangiare e dormire in una masseria; gli venne mostrata la foto di Omar Trotta che doveva uccidere il giorno dopo; a mezzanotte percorse anche in auto il tragitto sino al luogo del delitto; il primo pomeriggio del 27 luglio entrò in azione, raggiunse il ristorante su uno scooterone insieme a un complice rimasto ignoto; a volto coperto fece irruzione nel locale della vittima e la uccise a colpi di pistola, delitto collegato alla guerra di mafia tra clan del Gargano.

Ma se Bonsanto era a Vieste già dal giorno prima del delitto, come mai la mattina del 27 luglio alle 10.30 fu sottoposto a visita cardiologica all’ospedale di San Severo, con tanto di ticket e referto medico a dimostrarlo? È l’alibi a sorpresa tirato fuori in corte d’assise a Foggia dall’avv. Luigi Marinelli, difensore di Bonsanto. L’imputato è detenuto per scontare un cumulo pene sino al 2031, ma è a piede libero (mai arrestato) per l’accusa di concorso nell’omicidio Trotta aggravato da premeditazione e mafiosità, per il quale è sotto processo dal febbraio 2023. “Ho ritenuto che questo fosse il momento giusto per depositare ticket e referto medico e smentire il racconto dei collaboratori di Giustizia, considerato che il mio assistito per questa accusa non è mai stato arrestato” commenta l’avv. Marinelli al termine dell’udienza. Coimputato di Bonsanto in corte d’assise è Gianluigi Troiano, 32 anni, viestano pentitosi un anno fa: ha confessato di aver preso parte all’agguato all’amico Trotta, assicurandosi che la vittima fosse nel ristorante e avvertendo con un messaggio telefonico i due killer, tra cui Bonsanto. L’accusa sostiene che quest’ultimo fu “prestato” dal clan Moretti di Foggia agli alleati del clan Raduano di Vieste per assassinare Trotta ritenuto schierato con il gruppo rivale Perna/Iannoli.

Per l’omicidio Trotta già condannati nel giudizio abbreviato 3 pentiti: Marco Raduano, ex boss di Vieste, quale mandante; il compaesano Danilo Pietro Della Malva che avrebbe aiutato i sicari prima e dopo il delitto; e il mattinatese Antonio Quitadamo che tra l’altro sostiene di aver dato la propria pistola a uno dei sicari. Di scena ieri mattina come teste a discarico la moglie di Bonsanto. Rispondendo alle domande del difensore e del pm della Dda, la donna ha raccontato che la mattina del 27 luglio 2017 - giorno del delitto - il marito uscì di casa a Lesina alle 9, e raggiunse in auto l’ospedale di San Severo dov’era fissata alle 10.30 una visita dal cardiologo, prenotata nei giorni precedenti. Lei dopo chiamò il coniuge ma il telefonino squillò a vuoto; quando le rispose nella tarda mattinata, le spiegò d’aver silenziato il cellulare durante la visita. L’avv. Marinelli ha depositato il ticket di prenotazione della visita fissata alle 10.30 e il certificato redatto dal medico che verrà interrogato nella prossima udienza del 7 novembre. “Ritengo sia una prova decisiva” commenta il difensore “tenuto conto che Raduano, Troiano e Quitadamo collocano il mio assistito a Vieste già dal pomeriggio del 26 luglio; e sostengono che rimase lì sino al momento dell’omicidio avvenuto alle 14.30 del giorno dopo”. Nel corso dell’udienza attraverso gli interrogatori di moglie e di un amico del presunto killer (e suo coimputato in un altro processo) è emerso anche che Bonsanto nel 2017 aveva 4 telefonini. “Anche questa è una circostanza importante” prosegue il legale “perché secondo la tesi accusatoria il mio cliente quand’era a Vieste spense il cellulare per evitare che fossero tracciati i suoi spostamenti. Abbiamo invece dimostrato con documentazione che Bonsanto aveva altri telefonini e non erano spenti; che rispondeva alle chiamate; e uno era anche intercettato per un’altra indagine”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)