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Laghi di Lesina e Varano, è allarme inquinamento: criticità mai emerse prima

 
Redazione online

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Laghi di Lesina e Varano, è allarme inquinamento: criticità mai emerse prima

Secondo Goletta dei Laghi di Legambiente, entrambi gli specchi d’acqua foggiani presentano contaminazioni da batteri fecali. Focus anche sulla gestione idrica nel Sud: in Puglia perdite oltre il 40% e forte dipendenza da fonti esterne

Martedì 22 Luglio 2025, 12:30

Sono due i laghi pugliesi analizzati lo scorso 10 luglio da Goletta dei laghi di Legambiente: Lesina e Varano, entrambi in provincia di Foggia. Dei due punti analizzati a Varano uno è risultato nei limiti di legge (ex idroscalo militare Ivo Monti a Cagnano Varano), un altro - la foce del Varano - è risultato inquinato da Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Un punto, invece, è stato campionato a Lesina e anche questo è risultato inquinato. I risultati delle analisi microbiologiche sono stati presentati oggi a Torre Mileto (Foggia). Presenti, fra gli altri, la presidente di Legambiente Puglia Daniela Salzedo, e il responsabile scientifico Legambiente Andrea Minutolo.

«In entrambi i laghi - ha detto Minutolo - sono state riscontrate delle criticità, mai emerse prima, di gestione di queste due lagune, una volta scrigno di biodiversità. Potrebbe essere importante andare a indagare le possibili cause di questi risultati e capire se si tratta di un caso o se è il frutto di condizioni meteoclimatiche particolari di qualche fonte, puntuale o diffusa, di inquinamento». Durante l’incontro si è parlato anche della gestione delle risorse idriche nel Sud Italia, in particolare in Puglia, Basilicata e Molise, che "presenta un sistema fortemente interconnesso ma segnato da forti fragilità strutturali». Sono quindi state proposte sette priorità per la gestione solidale dell’acqua nelle tre regioni: governance integrata interregionale, riduzione delle perdite di rete, riqualificazione fluviale ed ecosistemica, transizione agroecologica e agricoltura 4.0, riuso acque reflue e ricarica controllata, no a nuove dighe o dissalatori, educazione, partecipazione e contratti di fiume.

Ë stato inoltre evidenziato come la Puglia sia fortemente dipendente da fonti esterne: il 55% dell’acqua deriva da invasi interregionali, il 33% da sorgenti irpine e il 12% da pozzi locali. Inoltre l’utilizzo agricolo assorbe oltre due terzi dell’acqua disponibile, le perdite di rete superano il 40%, e si evidenzia un sovra sfruttamento delle falde con intrusione salina e una limitata capacità di riuso delle acque reflue, dato che solo sette depuratori su 182 forniscono acqua affinata. 

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