FOGGIA - La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi difensivi e reso definitive le condanne a complessivi 17 anni e 1 mese di 3 presunti mafiosi del clan Sinesi/Francavilla coinvolti in un tentativo di estorsione da 80mila euro ai titolari di un autoparco, con triplice tentato omicidio la mattina del 3 settembre 2016; una delle tre parti offese è Roberto D’Angelo, poi assassinato la sera del 2 gennaio 2020 mentre era in auto su viale Ofanto, delitto dal movente rimasto ignoto come i due killer che fecero fuoco da uno scooter. La Suprema Corte ha confermato la condanna a 8 anni e 9 mesi di Francesco Pesante, classe ’88, detto “u sgarr’”, accusato di tentata estorsione, triplice tentato omicidio, lesioni e porto illegale di pistola; e quelle a 4 anni e 2 mesi a testa di Alessandro Aprile, classe ’84, detto “scattamurt”; e Antonio Salvatore, classe ’91, alias “Lascia Lascia”, colpevoli di concorso in tentata estorsione e lesioni, dopo essere stati assolti in primo grado dall’accusa di concorso in triplice omicidio.
Nell’inchiesta era coinvolto inizialmente anche Rodolfo Bruno ritenuto il cassiere del clan Moretti, assassinato a 39 anni il pomeriggio del 15 novembre 2018 da 3 sicari ancora impuniti in un agguato mafioso in un bar sulla circumvallazione. Per il tentativo di estorsione al “Prestige”, autoparco situato sulla circumvallazione, i 4 foggiani furono fermati dalla squadra mobile il 7 ottobre 2016. Per questa vicenda Salvatore, Aprile e Pesante sono a piede libero, ma sono detenuti dal novembre 2018 per il coinvolgimento prima nel blitz “Decimazione” (30 arresti), quindi in “Decimabis” (44 arresti a fine 2020) per fatti avvenuti nello stesso periodo del tentativo di estorsione al “Prestige”; e infine in “Game over” (82 arresti a luglio 2023). Gli avv. Claudio Caira e Carlo Alberto Mari per Salvatore; e l’avv. Rosario Marino Mari per Aprile e Pesante chiedevano alla Corte di Cassazione di annullare il verdetto pronunciato il 17 gennaio 2024 dalla prima sezione della corte d’appello di Bari, che confermò la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Foggia l’8 novembre 2022. Per i difensori non si trattò di tentata estorsione ma tutt’al più di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, tant’è che 2 coimputati furono assolti con sentenza ormai definitiva; e per il solo Pesante non sussiste il reato di triplice tentato omicidio in quanto l’imputato sparò in aria durante una discussione con le parti offese.
Nella ricostruzione accusatoria, la mattina del 3 settembre 2016 un imprenditore marchigiano, un amico di Torremaggiore (accusati di concorso in tentata estorsione e assolti nel giudizio abbreviato), Pesante e altri 2 uomini rimasti ignoti si presentarono nell’autoparco gestito da Giuseppe D’Angelo, dal figlio Vincenzo e dalla moglie di quest’ultimo. L’imprenditore marchigiano rivendicò il pagamento di 80mila euro quale vecchio credito per la vendita di auto; Giuseppe D’Angelo documenti e bonifici alla mano replicò d’aver estinto da tempo il debito. Pesante nell’andar via dall’autoparco - prosegue l’atto d’accusa - avvertì D’Angelo: “se non cacci i soldi ti sparo”.
Due ore più tardi nell’autoparco sopraggiunse una “Audi” con Pesante, Aprile, Salvatore e Bruno che affrontarono Vincenzo D’Angelo, la moglie e lo zio Roberto D’Angelo. Secondo l’accusa contestata dalla difesa, Bruno disse che “la situazione non poteva essere sistemata se non consegnando i soldi”. Seguì il pestaggio di Vincenzo e Roberto D’Angelo; il primo si rifugiò in casa e con una pistola a salve sparò per allontanare gli aggressori; Pesante rispose al fuoco sparando a altezza d’uomo contro Vincenzo D’Angelo affacciato alla finestra, e contro moglie e zio davanti all’abitazione: i tre rimasero illesi, mentre i 4 foggiani andarono via in auto.
Due giorni più tardi, la sera del 5 settembre 2016, due pistoleri rimasti ignoti si fermarono davanti al cancello dell’autoparco e uccisero il pastore tedesco di guardia. Le indagini della squadra mobile sfociarono un mese dopo, l’11 ottobre, nel fermo dei 4 presunti mafiosi: uno è morto ammazzato, per gli altri 3 la Suprema Corte ha ora reso definitive le condanne.