TORREMAGGIORE“ - Ritenuta l’infondatezza della notizia di reato in quanto gli elementi acquisiti durante le indagini non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna, si chiede di archiviare le accuse”. Lo scrive il pm Antonella Giampietruzzi nella richiesta al gip di archiviare le accuse di omicidio volontario plurimo ipotizzate inizialmente a carico di un infermiere di Torremaggiore di 57 anni, indagato a piede libero in quanto sospettato d’aver ucciso 16 anziani pazienti del locale Hospice, somministrando dosi letali di Midazolam, un sedativo che viene dato solo dietro prescrizione medica. I familiari dei deceduti potranno eventualmente presentare opposizione alla richiesta della Procura. I decessi si verificarono tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio 2023.
La Procura dopo la segnalazione dell’Asl su morti sospette aprì un’inchiesta a febbraio 2023 e iscrisse nel registro degli indagati il nome dell’infermiere che tramite il proprio legale, l’avv. Luigi Marinelli, si è sempre detto innocente. Il 18 aprile il pm dispose la riesumazione di 15 dei 16 cadaveri per eseguire le autopsie (il sedicesimo era stato cremato); si affidò a 3 consulenti per accertare cause delle morti. La consulenza depositata lo scorso novembre è stata decisiva per la richiesta di archiviazione. E’ stata accertata la somministrazione del farmaco in alcuni casi pur non essendo stato prescritto, ma “non è stata rilevata la quantità dei medicinali somministrati; quindi non è stato possibile verificare se si trattasse o no di dosi letali. Sono inoltre emerse” annota il pm nella richiesta di archiviazione “ipotesi alternative sulle cause dei decessi riconducibili alle gravi patologie dei degenti, come detto dagli stessi consulenti. Non è stato possibile accertare il momento esatto delle singole erogazioni dei farmaci e le condizioni dei pazienti al momento della somministrazione, al fine di valutare se il paziente si trovasse o meno in quel momento in un processo reversibile o irreversibile di morte, tale da rendere influente o ininfluente la condotta dell’indagato, quantomeno per aver accelerato significativamente il decesso”. Manca cioè il nesso di causalità tra presunta somministrazione non dovuta del sedativo e morte.
Perché mai poi l’infermiere avrebbe dovuto uccidere i 16 pazienti? Perché avrebbe dovuto vestire i panni dell’”angelo della morte”? Gli interrogativi si sciolgono davanti alla richiesta di archiviazione delle gravi accuse. L’indagine partì il 22 febbraio 2023 da una segnalazione in Procura dell’Asl, che aveva ricevuto una nota dal dirigente dell’Hospice di Torremaggiore informato di “un certo malessere e malumore tra gli infermieri a causa di strane coincidenze riguardo alcuni decessi in concomitanza con i turni” del sospettato che fu così indagato. Dagli interrogatori di alcuni colleghi dell’infermiere emersero sospetti, e nulla più bene rimarcarlo, perché “le morti dei pazienti si erano verificate durante il suo turno di lavoro”. C’è chi notò come si presentasse in servizio con largo anticipo, “comportamento privo di giustificazione perché l’organizzazione aziendale non permette la marcatura dell’orario d’ingresso in anticipo”. Chi disse che in occasione del decesso di un’anziana il 10 febbraio 2023 aveva visto l’uomo “scuotere la custodia dell’ago-box come se cercasse di assicurarsi che il materiale contenuto fosse sedimentato sulla base”. Chi riferì d’aver notato quello stesso giorno “la presenza nell’ago-box di 16 fiale di Midazolam, un depressivo sedativo somministrato solo dietro prescrizione medica, usato per sedare i paziente in caso di particolare agitazione ove risultino pericolosi per se stessi o per il personale sanitario”. Chi rimarcò che “in quel periodo erano ricoverati solo 5 pazienti; e unicamente per 1 era stato prescritto il Midazolam con somministrazione in totale di sole 2 fiale”. Sospetti avvalorati, nell’iniziale ottica accusatoria, da questo dato: “tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio 2023 l’indice di mortalità durante i turni del sospettato era decisamente al di sopra della media: 17 decessi su 26 si erano registrati durante i turni in cui era presente anche l’indagato”, scrive il pm nel ripercorrere i passi dell’inchiesta conclusa con la richiesta di archiviare le accuse. I sospetti si sono infranti sulla mancanza di prove che supportassero un’accusa di omicidio volontario plurimo e di un movente.