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Foggia, «Contro racket e criminalità servono controlli e forze di polizia»

 
Redazione online

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Oggi l'incontro con la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie. «Chi paga il pizzo è un favoreggiatore della mafia e andrebbe perseguito»

Lunedì 18 Settembre 2023, 16:04

17:19

FOGGIA - «Io credo che chi si allontana dal pizzo sia persona perbene. Chi paga il pizzo, invece, o ha dei ritorni o un tornaconto personale. Si dovrebbe ripristinare la responsabilità di favoreggiatore della mafia nei confronti di chi paga il pizzo e soprattutto si dovrebbe sburocratizzare la vita dei testimoni di giustizia».

Lazzaro D’Auria, imprenditore e vicepresidente dell’associazione antiracket di Foggia, questa mattina era in audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie. Con lui altri imprenditori impegnati nella lotta alla mafia, l'associazione libera, le associazioni degli agricoltori.

D’Auria è stato vittima negli anni passati di diverse intimidazione dopo aver denunciato i suoi estorsori e ora vive sotto scorta, ma non rinuncia alla battaglia contro la criminalità foggiana. 

Secondo i suoi calcoli «la mafia foggiana riesce a tirar fuori dagli agricoltori di Capitanata venti milioni di euro l’anno». E i controlli capillari del territorio, purtroppo non sono possibili, anche in virtù di «una viabilità agricola tremenda: le auto delle forze dell’ordine non possono percorrere le strade di campagna perchè resterebbero incastrate». 

La Commissione ha anche ascoltato Vittoria Vescera, imprenditrice turistica di Vieste e vicepresidente nazionale della Federazione antiracket italiana (Fai), che ha chiesto «una maggiore attenzione sotto l’aspetto dell’attività investigativa sul territorio. Come imprenditrice - ha detto - cerco di portare avanti la trasparenza». Ma c'è bisogno anche di una maggiore presenza delle forze di polizia. Per questo ha sottolineato la necessità di «avere un commissariato di polizia sulla cittadina di Vieste».

Poi è stata la volta di Angelo Miano, presidente della Confederazione italiana agricoltori nella provincia di Foggia. «Il territorio foggiano è attenzionato dalla criminalità con furti di attrezzature agricole e assenza sul territorio delle forze dell’ordine» poi ha ipotizzato una «connivenza delle navi su cui vengono caricati i mezzi agricoli rubati ai nostri agricoltori: chiediamo per questo controlli più severi e maggiore presenza sul territorio delle forze di polizia».

«Molti furti - ha proseguito - interessano i vigneti. Un agricoltore attende un anno intero per raccogliere l’uva e si ritrova spesso con danni enormi. Un agricoltore che svolge attività la mattina, non può anche essere impegnato di sera o di notte per effettuare ronde nelle proprie terre ed evitare che esse siano depredate. Abbiamo la videosorveglianza. Siamo attrezzati con le misure di sicurezza. Ma loro si adeguano». «Non ho registrato - ha precisato Miano - fenomeni estorsivi di pagamento di tangenti da parte degli agricoltori, ma questo non vuol dire che non possano esserci. Ai nostri agricoltori diciamo di denunciare, ma l’unica soluzione, già prospettata dall’assessore regionale pugliese all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, è il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza». 

Secondo il presidente di Coldiretti Puglia, Mario de Matteo, «la criminalità spicciola è divenuta la porta di ingresso principale nella vita imprenditoriale degli agricoltori di Foggia». Poi ha denunciato «i fenomeni criminali che incidono drammaticamente sul tessuto imprenditoriale agricolo della Capitanata».

In provincia di Foggia, ha spiegato Coldiretti, «la tipologia di furti risulta essere di varia natura, perché si passa dalla sottrazione del raccolto dalle piante in campo, dagli asparagi ai carciofi fino all’uva, alle aggressioni per il furto dei mezzi agricoli, delle attrezzature, del bestiame, dei raccolti già messi su cassoni o, addirittura, alla sottrazione dei cavi di rame e del ferro». Molto diffusa, ha evidenziato Coldiretti, «è la razzia dei mezzi agricoli con la successiva richiesta di riscatto».

De Matteo ha sottolineato che «la criminalità mette le mani anche sulle reti di distribuzione irrigua del Consorzio per la bonifica della Capitanata» e che «le campagne foggiane sono in balia di gruppi della criminalità, delle agromafie che fanno il paio con le ecomafie, con lo sversamento di rifiuti di ogni genere nei campi, poi bruciati, con un danno economico e ambientale incalcolabile».

I Comuni maggiormente interessati dal fenomeno criminale «sono Cerignola, Lucera, Orta Nova, Torremaggiore, San Severo, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Poggio Imperiale, «ma il fenomeno è diffuso su tutto il territorio provinciale, con una recrudescenza di fenomeni estorsivi d aggressioni che si stanno verificando a Manfredonia».

A contribuire ad alimentare la criminalità locale anche la dispersione scolastica. «Abbiamo nella provincia di Foggia un tasso di dispersione scolastica che è altissimo - ha detto Federica Bianchi, responsabile di Libera Foggia - ci sono tante associazioni su Foggia che fanno davvero tanto. C'è una straordinaria vivacità culturale che va evidenziata ma le associazioni di volontari non possono riempire vuoti che per anni istituzioni e politica hanno lasciato. E’ impossibile parlare di contrasto alle mafie se non ci educhiamo a parlare di politiche sociali per il lavoro». 

«La lotta alla mafia - ha evidenziato - non è qualcosa che riguarda solo l’apparato repressivo, perchè così non ce la facciamo. Abbiamo bisogno di servizi, di assistenti sociali (a Foggia ce ne sono nove a fronte di una pianta organica di 35, ndr), manchiamo di servizi, di luoghi di aggregazione per i giovani». «E' un problema - ha concluso - perchè non permette ai giovani di svilupparsi e coltivare le relazioni in maniera sana. Ed è chiaro che lì, in tutti questi vuoti, le mafie riescono ad inserirsi in una maniera straordinariamente semplice. Abbiamo assolutamente bisogno di lavoro, cultura, politiche sociali e per le famiglie». 

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