FOGGIA - La 73^ edizione della fiera dell’Agricoltura (sabato l'inaugurazione, forse con Emiliano) punterà sull’agricoltura «ma non soltanto», promette il neo commissario Onofrio Giuliano. Un allarme tuttavia suona alla vigilia della manifestazione di punta del sistema fieristico foggiano, che torna dopo tre anni a causa del Covid: il salone della meccanizzazione agricola è a forte rischio. Sarebbe un vuoto significativo, per visitatori e operatori del settore. Le mediazioni tentate finora non hanno portato ad alcun esito. La Gazzetta lo ha chiesto a Tullio Capobianco (nella foto), storico concessionario di mezzi agricoli in Capitanata e tra i principali animatori delle precedenti edizioni al quartiere fieristico. «Non ci saremo, vi abbiamo rinunciato. Le ragioni? Organizzative essenzialmente, ma crediamo che la fiera dell’agricoltura abbia bisogno di essere rifondata partendo dai suoi canoni fondativi, portando a Foggia i costruttori nazionali».
Si tratta di una ripartenza, il territorio deve dare una mano e farsi sentire. Se mancate proprio voi…
«È un’operazione che non nasce dall’oggi al domani. C’è stata la sospensione, d’accordo, ma il salone agricolo nelle ultime edizioni ha assunto una collocazione prettamente locale e ai grandi costruttori non interessa più».
È una resa, così mollano anche i concessionari.
«Non è una resa, per il momento una presa d’atto. Oggi le fiere come esposizione statica non servono più, bisogna creare qualcosa di diverso».
Lei avrebbe qualche consiglio in proposito?
«Foggia possiede un padiglione fieristico importante, va rilanciato e gestito con cura. Per fare questo è necessario che ci sia un collegamento tra le istituzioni, le organizzazioni di categoria e le imprese. Mi pare invece che si vada ancora in ordine sparso».
C’è l’intenzione di cambiare la data come suggerito dagli agricoltori.
«Una buona idea. Tra febbraio e marzo sarebbe la collocazione a mio avviso migliore. Maggio un tempo era il mese che anticipava il raccolto del grano, coltura predominante fino a trent’anni fa. Prima la gente andava in fiera per comprare mezzi, attrezzature, componenti. La fiera dava la sensazione di come sarebbe andato il raccolto. Oggi la Produzione lorda vendibile è stata soppiantata dal pomodoro, va superata dunque la calendarizzazione».
A queste condizioni anche le macchine agricole tornerebbero.
«Sì ma con una formula diversa. Oggi bisogna puntare su qualcosa di attrattivo e utile: Unacma (organizzazione di categoria, ndr) promuove “Mec agrijob” una rassegna in cui viene spiegato agli studenti ed a quanti voglio avvicinarsi al nostro mondo le opportunità eccezionali di lavoro e di carriera che ci sono in questo settore. Abbiamo un disperato bisogno di formare e gestire queste figure in un passaggio generazionale fondamentale dall’agricoltura tradizionale a quella digitalizzata».
Un assist anche per la fiera di Foggia.
«Per la fiera di Foggia c’è tutto un mondo nuovo da esplorare, sull'agricoltura di precisione ad esempio. Ma bisogna farlo con la partecipazione di tutti gli attori della filiera. E poi bisognerebbe a mio avviso lavorare su progetti specifici, solo così questa grande rassegna dal passato illustre può tornare ad avere un futuro».