Hanno costretto un gruppo di donne a prostituirsi a Marina di Lesina, riducendole in schiavitù e utilizzando metodi che gli investigatori definiscono particolarmente crudeli. Per questo due uomini di nazionalità bulgara, Donko Georgiev, e Andrey Krastev, sono finiti in carcere, e una donna polacca, Iwona Barbara Gebska, ai domiciliari. L’accusa nei loro confronti è di associazione a delinquere finalizzata alla tratta, riduzione e mantenimento in schiavitù di un gruppo di ragazze bulgare.
Nel corso delle indagini, a cui hanno preso parte anche gli agenti della Polizia Stradale di Campobasso, sono emersi episodi di particolare efferatezza e crudeltà nei confronti delle vittime.
Le ragazze straniere venivano reclutate da Donko, capo dell'associazione a delinquere, che le convinceva a venire in Italia con la promessa di una vita migliore. Le famiglie di origine delle ragazze si indebitavano per lo spostamento, e le giovani dovevano saldare il debito facendo le prostitute sulla Statale 16 e consegnando all'uomo i proventi del loro lavoro.
Le donne erano accompagnate nelle piazzole di sosta e costantemente monitorate dalla Gebska e da Krastev, durante tutte le 10-12 ore di lavoro. Sfruttate e sottomesse, le ragazze cercavano talvolta di sfuggire ai loro aguzzini chiedendo aiuto ai clienti, ma invano. Se rifiutavano di 'lavorare' o guadagnavano poco, venivano picchiate, anche con corde e cavi elettrici, minacciate, anche di ritorsioni nelle loro famiglie in Bulgaria, dove Donko andava spesso. In alcuni casi veniva picchiato anche il bambino di 4 anni, figlio di una delle ragazze, per intimidirle.