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Caso Cera, sulla nomina Aspi il «bluff» di Emiliano

Caso Cera, sulla nomina Aspi il «bluff» di Emiliano

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

tribunale di Foggia

Il tribunale di Foggia

Il governatore non firmò mai il decreto per il presidente dell’ente

Sabato 26 Ottobre 2019, 12:08

«In tutti i modi, puoi dire a Titta che è stato nominato». Il 2 maggio l’assessore al Welfare, Totò Ruggeri, dice ad Angelo Cera ciò che vuol sentirsi dire. La nomina dell’avvocato Titta alla guida dell’Asp di Chieuti è cosa fatta. Ma non è vero: perché quel decreto, oggi al centro dell’indagine che vede il governatore Michele Emiliano accusato di corruzione, è rimasto su una scrivania della presidenza della Regione. Dove la Finanza, il 3 giugno, lo ritroverà intonso: pronto alla firma, ma senza il nome che Angelo e Napoleone Cera, ai domiciliari dal 16 ottobre, chiedevano a Emiliano in cambio del loro supporto elettorale al sindaco di San Severo, Francesco Miglio.

I documenti che la Procura di Foggia ha depositato dopo l’arresto dei Cera consentono di ricostruire ciò che l’accusa pensa dei due politici foggiani per i quali aveva chiesto il carcere: «Tramutano – scrive il pm Marco Gambardella - qualsiasi evenienza della vita quotidiana in occasioni di arricchimento della propria sfera di influenza politica, intesa come esercizio di potere sul territorio». Ne è un esempio, secondo il pm, proprio l’episodio di Titta. Angelo Cera, appresa da Ruggeri la (falsa) notizia della nomina, passa subito alla fase operativa. «Senti – dice il 12 maggio a una donna – è stata nominata una persona della mia segreteria, il dottor Cosimo Titta. Per cui aspettiamo un po’ che prende servizio, poi vediamo, lo facciamo venire qui e vediamo come imbarcare tuo figlio». Posti di lavoro, perché la Asp di Chieuti gestisce tre strutture socio-sanitarie dove ci sono da fare assunzioni.

Le assunzioni sono l’«ossessione» dei Cera, secondo la Procura. Il 25 marzo la Finanza documenta un incontro Bari: i Cera portano da Emiliano un signore, Adriano Trupo, manager della Gpi, la società che gestisce il Cup degli ospedali di Foggia, seccato per non aver vinto un certo appalto della Regione. Gpi è la società che i Cera considerano «loro», e per la quale cercano – dice l’accusa – di indurre la Asl di Foggia a non internalizzare il servizio. L’appalto che Gpi non riesce a vincere, secondo i Cera vale 300 posti di lavoro. «Quella è arrivata quarta – riassume poi Angelo Cera ad alcuni collaboratori – mi sono accorto che Emiliano mi ha poi trattato male, poi ci ha chiamato in disparte, ha detto, fatevi i cazzi di casa vostra... Preparate dei nominativi, capito?». Di cosa si parli l’ex parlamentare lo spiega meglio ad un’altra donna: «Il capo di gabinetto ha detto “preparate ognuno una decina di nominativi, naturalmente laureati”, vi faranno fare un corso, o un colloquio, perché comunque vi devono giustificare...». Altre assunzioni – anche queste – per quanto risulta – mai fatte. Per il gip dello Iacovo, che ha valutato le richieste di arresto della Procura, i Cera hanno meritato i domiciliari solo per la tentata concussione dei vertici del Consorzio di bonifica della Capitanata, da cui pretendevano due assunzioni: nemmeno queste sono mai state effettuate. Assunzioni, sempre e comunque. Perché il Cera (Angelo) pensiero è tutto qui: «Ma non ti preoccupare – dice a un uomo che chiede come potersi sdebitare - a me c'è̀ bisogno di amicizia, e l'amicizia solitamente succede quando io ho di bisogno. Succede una volta ogni 5 anni, una volta ogni 3 anni, quando mi candido io. (...) Solo questo, è la vita mia. Io sto sempre a disposizione».

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